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Il taglio del cuneo fiscale? Finanziato con più tasse: la supercazzola del governo

by Filippo Burla
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Roma, 26 gen – Da una parte qualche soldo in più in busta paga, dall’altra un prelievo forzoso mascherato da tassa “etica”. Si può riassumere così – con un gioco praticamente a somma zero – il balletto che ha portato, nei giorni scorsi, il governo ad annunciare il taglio del cuneo fiscale.

Le cifre in ballo sono note: grazie ad uno stanziamento di 3 miliardi, a partire da luglio i 12,5 milioni di lavoratori che già percepiscono il “bonus Renzi” – i famosi 80 euro – potranno contare su 20 euro in più ogni mese in più, mentre altri 3,5 milioni di dipendenti faranno per la prima volta il loro ingresso all’interno di questo meccanismo.

Una mano dà, l’altra toglie

Posto quindi che per la stragrande maggioranza dei destinatari della misura si tratta di una piccola limatura all’insù, praticamente una mancetta (dal sapore molto elettorale, dato che è stata varata a ridosso del voto in Emilia Romagna e Calabria), dobbiamo però ricordarci che viviamo in tempi di pareggio di bilancio, per cui ad ogni spesa va sempre affiancata la relativa copertura. Obiettivo rispettare i paletti euroimposti, specialmente in termini di deficit. Ecco allora che una qualsiasi misura che si vuole espansiva in realtà non può esserlo perché, se una mano dà, l’altra deve necessariamente togliere.

Giù il cuneo fiscale, su le tasse

Plastica, zucchero, tabacchi, gioco d’azzardo, più una lunga pletora di misure come il mancato rinnovo della cedolare secca sugli affitti, la stretta sulle compensazioni fiscali e l’abrogazione di super e iperammortamento. Il carnet preparato dal governo è amplissimo: facendo un rapido calcolo a balzare agli occhi è la quasi perfetta coincidenza fra le somme che si prevede di incassare e quelle destinate a dare un po’ di respiro alle buste paga.

Pur sensibilmente ridotta (da 1 euro a 45 centesimi al kg) la plastic tax garantirà, fino al 2024, quasi 700 milioni l’anno. Più di 300 sono invece i milioni che ci si aspettano dal ritocco all’insù delle imposte sulle vincite da gioco d’azzardo. Altri 100 dall’ennesimo incremento delle accise sui tabacchi, lavorati e non. C’è poi la sugar tax che grava sulle bevande zuccherate: stando ai calcoli del ministero dell’Economia, porterà nelle casse dell’erario circa 250 milioni l’anno. Le tasse “etiche” impatteranno così per almeno 1,3 miliardi. C’è poi tutto il capitolo delle già citate compensazioni, cedolare, ammortamento e via discorrendo: 6 miliardi in tre anni, in media due all’anno. In totale si superano così i 3 miliardi, che guarda caso corrispondono esattamente a quanto serve per finanziare il taglio del cuneo fiscale.

Va detto che non tutti questi nuovi balzelli colpiranno subito né si riverseranno solo sui percettori dei nuovi bonus in busta paga. Il che, se vogliamo, è persino peggio: colpendo indistintamente, andranno a gravare anche su chi, fra liberi professionisti, tirocinanti e quell’ampia platea che dei beni soggetti a tassazione usufruiscono quotidianamente ma che non rientrano nella rinnovata fregola da bonus in busta paga. I lavoratori dipendenti prima incasseranno e dopo pagheranno, anche solo per il piacere di bersi una bibita fresca in una innocua bottiglietta di plastica. Agli altri toccherà invece pagare e basta.

Filippo Burla

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