Roma, 27 nov – Prosegue la commedia della tanto discussa tassa sulla casa. Manco il tempo di vararla, che la cosiddetta “Trise” è già stata dimenticata: il nuovo balzello comunale si chiamerà “Iuc”(Imposta Unica Comunale). Non si applicherà sulla prima casa, mentre sarà in vigore dalla seconda in poi, con un’aliquota massima del 10,6 per mille. L’aumento di gettito previsto (circa mezzo miliardo di euro) andrà a coprire misure di incentivazione diretta e detrazione fiscale che i comuni potranno mettere in campo a sostegno dei ceti più deboli proprietari di casa. Questa, a grandi linee, la silouette della nuova tassa, a leggere l’emendamento presentato dai relatori del ddl Stabilità, depositato in commissione bilancio al Senato.
L’analisi è di Marco Mobili del Sole24Ore, che aggiunge: “Si lavora ancora per trovare le risorse per coprire la deducibilità della vecchia Imu e della nuova Iuc da parte delle imprese – deducibilità ai fini Ires e Irpef nella misura del 30%, contro il 20% previsto dal governo con il disegno di legge di stabilità. Nessuna modifica invece alle aliquote della componente servizi (Tasi), l’1 per mille a regime e del 2,5 per mille per l’anno d’imposta 2014. “
Sul tavolo delle trattative per definire una volta per tutte il sistema di prelievo sulla casa, si confrontano le forze politiche: da una parte il PD punta a mantenere il principio federalista, lasciando agli amministratori locali la leva delle aliquote ed il volume di detrazioni da applicare sulla prima casa. Dall’altra il Pdl teme che il provvedimento si trasformi in una patrimoniale “silenziosa”.
“Finalmente – commenta il presidente dei deputati di FI, Renato Brunetta – è arrivato l’emendamento sull’Imu: l’ennesimo imbroglio del governo Letta – Alfano. E’ rimasto l’impianto di quella che era stata proposta come Trise, ma è stata chiamata Iuc. Il risultato non cambia. Fatti quattro conti, ne deriverà una finta eliminazione dell’Imu sulla prima casa, e una stangata da 10 Miliardi si abbattrerà, a partire dal prossimo anno, su 25,8 milioni di contribuenti italiani.Una patrimoniale bella e buona”.
Prosegue, quindi, senza grossi colpi di scena, l’ennesimo balletto legislativo sulla casa, destinato a rimanere poco più che un teatrino politico, sullo sfondo del quale si staglia la nuova frangia oppositoria di Forza Italia. Dialettica politica a parte, il problema della prima casa è ben lungi dall’essere risolto. Sarebbe necessario un intervento più che contabile, magari costituzionale: rendere la prima casa un bene fiscalmente interte, assieme al riconoscimento ufficiale del “diritto alla proprietà della casa”. Per far questo però servirebbe un governo in grado di comportarsi da tale, anzichè da amministratore di un condominio coi bilanci in rosso.
Francesco Benedetti