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Dopo un anno casinò ancora chiusi, come va il settore del gioco in Italia

by La Redazione
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La pandemia legata al Covid-19 che ha causato dal marzo del 2020, lockdown, chiusure di esercizi e limitazioni allo spostamento ha influenzato molti settori dell’economia. Tra questi, quelli dei casinò e delle sale da gioco, molto popolari nel nostro paese.

Per quanto riguarda i casinò, essi sono stati chiusi a varie riprese. L’ultima chiusura disposta con DPCM del 3 dicembre 2020, era prevista fino al gennaio 2021, e poi prorogata due volte, prima fino al 5 marzo, e successivamente fino al 6 aprile. Tutti i casinò italiani, da quelli di Venezia, a Saint Vincent, a Campione, saranno dunque chiusi almeno fino a dopo Pasqua. Ovviamente, ai provvedimenti sono seguite vibrate proteste degli operatori interessati, che hanno sottolineato di avere anche fatto investimenti perché il gioco si tenesse in sicurezza e con le debite distanze.

Un effetto di tali chiusure, è stato comprensibilmente, il boom dei casinò online. A partire da marzo, il settore ha conosciuto una crescita senza precedenti, battendo record su record. Anche gli ultimi rilevamenti, relativi a gennaio di quest’anno, parlano di un nuovo record di profitti con crescita del 6% rispetto a dicembre 2020 e del 99% su base annua. Gli appassionati italiani del gioco ricorrono sempre più ai portali online, anche se il consiglio per non avere brutte sorprese è quello di giocare sempre su siti legali, come betnero.

Sempre per quanto riguarda il settore offline del gioco, la situazione non va meglio per sale bingo, sale scommesse e sale giochi, che restano chiuse anche in zona bianca. Anche in questo caso, la data per la riapertura prevista è il 6 aprile, anche se non vi è alcuna sicurezza che non intervengano ulteriori proroghe. Si tratta, complessivamente, di un settore che conta oltre 10,000 imprese e dà lavoro a oltre 45.000 persone. Come sempre però, il numero è sottostimato perché andrebbero aggiunte anche tutte le imprese e lavoratori che collaborano indirettamente per commesse, appalti, trasporti.

Un’altra questione connessa è quella del gettito fiscale. Come è noto, praticamente ogni finanziaria degli ultimi anni prima della pandemia ha molto contato sulle entrate dal settore del gioco, con tasse sempre crescenti che sono spesso servite a finanziare vari settori del Welfare. Certamente, il tutto è sempre stato condito da polemiche riguardanti il problema, anch’esso annoso, della dipendenza dal gioco.

Senza entrare in questa sede in considerazioni strettamente etiche, rimane il dato oggettivo dell’impatto su economia e occupazione, per ora, soprattutto nel secondo caso, solo parzialmente tamponato dalla crescita del settore online di cui si diceva. Le stesse aziende legate al gioco offline, stanno cercando intanto di riposizionarsi sul mercato in Rete per recuperare fatturato, a volte anche con discreto successo come nel caso del settore delle scommesse sportive.

Ora si attende dunque di capire cosa succederà dopo Pasqua, ovvero se casinò, sale giochi e sale scommesse riapriranno ridando un po’ di respiro al settore o – come si è detto cosa non da escludere – si deciderà di prorogare ancora le chiusure attendendo tempi migliori.

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