Roma, 22 set – Derby della Madonnina numero duecentoquaranta. Passata l’agrodolce settimana continentale, archiviato l’interessante sabato che ha messo sul piatto Juventus-Napoli, tutta l’Italia calcistica sarà sintonizzata questa sera su Milano. Dove – centocinquantatre giorni dopo l’ultima stracittadina, quella già passata alla storia per lo scudetto della seconda stella nerazzurra – Inter e Milan si giocheranno molto più dei tre punti in palio. Perché, lo sappiamo, non può mai essere una partita come le altre. E noi, dal canto nostro, tra le varie chiavi di lettura, scegliamo quella che ci conduce tra i pali della porta rossonera. Maignan avrebbe recuperato (così sembra mentre scriviamo) ma non sarà sicuramente al meglio. Ecco che, in ogni caso, si terrà pronto Lorenzo Torriani: diciannove primavere, esordio in Serie A ancora da compiere, ennesimo capitolo di una lunga tradizione italiana che si rinnova.
Dalle panchine in Primavera al palcoscenico della Champions League
Un ragazzone di centonovantasette centimetri già nel giro dell’Under-20 azzurra allenata da Bernardo Corradi. Classe 2005 e rossonero dalla nascita, a soli otto anni diventa milanista a tutti gli effetti: destinato al Biscione, scelse – come l’illustre predecessore Gianluigi Donnarumma – l’altra sponda del Naviglio. Battezzato martedì sera sul grande palcoscenico della Champions League – oltretutto in una gara iconica come quella contro il Liverpool – Lorenzo Torriani è ora pronto al debutto nella massima competizione nazionale (se non stasera, arriverà presto).
E dire che di questi tempi nella scorsa stagione il numero novantasei del Milan si divideva tra la panchina della Primavera e quella dell’Under-18 rossonera. Ma, come si suol dire, la fortuna aiuta gli audaci. Ecco che tra luglio e agosto, complici l’infortunio di Sportiello e il tardivo rientro dello stesso Maignan (causa Europeo), l’imberbe di Vimodrone si è messo in mostra per coraggio e personalità nelle amichevoli con Manchester City, Real Madrid e Barcellona. Tanto da ricevere i beneauguranti applausi di Carlo Ancelotti.
Giovani, italiani e rossoneri: Lorenzo Torriani rinnova la tradizione
Abbiamo accennato qualche riga sopra all’attuale capitano della Nazionale. Proprio un precampionato positivo fu il trampolino di lancio per l’attuale estremo difensore del Paris Saint-Germain. Correva la stagione 2015/16 e Sinisa Mihajlovic decise di puntare sulla promessa di Castellammare. Sedici anni e otto mesi, l’età alla prima in Serie A: lascia le chiavi della porta milanista solamente nell’estate 2021 (il come, ovviamente, è tutta un’altra storia).
Come dimenticare poi il giovanissimo volto di Christian Abbiati, guardiano del sedicesimo scudetto. Classe ‘77, fu buttato nella mischia per cause di forza maggiore il 17 gennaio 1999 in un particolare Milan-Perugia, ultima partita del girone d’andata. Cresciuto nel Monza, si guadagna fin da subito i galloni da titolare, diventando una bandiera del Diavolo: chiuderà la carriera con altri due tricolori e – seppur da riserva – la Champions tutta italiana del 2003.
Ma a chi subentrò il numero dodici di Abbiategrasso in quel freddo pomeriggio di fine millennio? A un certo Sebastiano Rossi, portiere degli invincibili. Il gigante romagnolo arriva sotto la Madonnina nel 1990, alle “veneranda” età di ventisei anni. Dopo una stagione di apprendistato si toglierà “qualche soddisfazione” sotto la gestione di Fabio Capello. Fin qui il glorioso passato della storia rossonera: presente e – soprattutto – futuro sono nelle mani del promettente Lorenzo Torriani.
Marco Battistini