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La società frammentata del competitivismo liberista

by La Redazione
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diego fusaro filosofo

Roma, 17 mag – La società si è sciolta nel sistema atomistico delle monadi di consumo privatizzate e post-comunitarie. In tal guisa, la società diviene mera poiezione in superficie dell’economia competitiva, spoliticizzata, deeticizzata. Si torna allo status naturae e al suo bellum omnium contra omnes, dichiarando in partenza dannoso ogni tentativo di uscirne. Proprio come nello stato di natura descritto da Hobbes, nel bellum omnium contra omnes del sistema dei bisogni deeticizzato la vita di ognuno – per riprendere le parole del Leviatano (I, 13, 9) – si presenta come solitary, poor, nasty, brutish, and short. È questa la società frammentata post-1989 a capitalismo assoluto.
La comunità si scioglie nell’atomistica individuale e si polarizza secondo i due estremi della casta dei ricchi e della plebe dei miserabili, ciò che già lo Hegel a più riprese e con sguardo profetico denunzia vibratamente e, insieme, propone di superare mediante la rieticizzazione del sistema dei bisogni. È il modello di società egemonico in Inghilterra e al quale Adamo Smith ha conferito dignità filosofico-politica. Così nella Ricchezza delle nazioni: “Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del loro interesse. Noi non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al loro egoismo e con loro non parliamo mai delle nostre necessità, ma dei loro vantaggi. Nessuno che non sia un mendicante sceglie mai di dipendere soprattutto dalla benevolenza dei suoi concittadini, e pesino un mendicante non dipende esclusivamente da essa”.
Un tale modello di società costruita su basi non sociali e, di più, programmaticamente insocievoli si fonda sulla spinta acquisitiva degli egoismi e, secondo il teorema di Smith, sull’azione imperscrutabile di un’entità sensibilmente sovrasensibile – l’inspiegato che tutto spiega, l’invisible hand – che, immanentizzando il dispositivo della trascendenza, opera come un Dio mondano, garantendo l’emergenza delle pubbliche virtù dai vizi privati, la vittoria del benessere comune su quello meramente egoistico.
Siffatta tesi, centrata sul dispositivo dell’eterogenesi dei fini, viene non di rado fatta risalire, nella sua embrionale formulazione, alla Scienza nuova di Vico e alla sua concezione in forza della quale l’attenta osservazione fattuale “pruova esservi Provvedenza divina e che ella sia una divina mente legislatrice, la quale delle passioni degli uomini tutti attenuti alle loro private utilità, per le quali viverebbono da fiere bestie dentro le solitudini, ne ha fatto gli ordini civili per gli quali vivano in umana società” .
Come per la mano invisibile di Smith, anche per la Provvidenza divina di Vico l’egoismo degli individui figurerebbe come l’inconsapevole e non meglio chiarito terreno da cui scaturirebbe il benessere sociale: e ciascun atomo egoista diverrebbe, a cagione di una imperscrutabile volontà superiore, ciò che asserisce Mefistofele nel Faust di Goethe, ein Teil von jener Kraft, / die stets das Böse will und stets das Gute schafft, “una parte della forza / che vuole sempre il male e opera sempre il bene” (I, vv. 1335-1336).
La trascendenza della Provvidenza cristiana di Vico è integralmente mondanizzata da Smith nel piano immanente del mercato, successore logico e cronologico del Dio dei cieli e innalzata al rango di causa sui e di inspiegato alla cui luce tutto spiegare. L’importante, per l’antropologia di Smith, è lasciare sempre gli individui liberi di agire, privi di impedimenti e, dunque, di legami solidali (“senza alcun aiuto”), garantiti soltanto – secondo il lascito di Hobbes – nella loro sicurezza.
Diego Fusaro

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3 comments

paolo 17 Maggio 2018 - 2:57

mi pare un po’ fuori luogo come visione, pur riconoscendone l ‘esercizio di stile e di cultura classica , a mio giudizio nemmeno calzante in quanto oggi non esiste alcuna forza del male che agisce anche per il bene ma solo una ricerca smodata di profitto e potere a discapito di tutto e tutti, quindi un pensiero maligno di una elite dominate che ha finalmente trovato modo di esprimersi appieno , ma la storia e non la filosofia insegnano che l ‘uomo non è schiavo e la loro stessa rovina partira’ proprio da coloro che stanno usando per annientarci come cittadini e nazioni

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Alfonso Aliberti 17 Maggio 2018 - 4:31

Premessa: Maledetta sia l’ignoranza che non fa desiderare la conoscenza. Vi sono alcuni che vivono da bruti e se ne vantano. Vi sono poi quelli che nascono coglioni e da ignoranti quali sono dicono felicemente sì alla propria orchiectomia. Il nostro Fusaro parla difficile? Ma tu ignorantone studia ed impara, fatti sapiente! Detto ciò, a Fusaro dico che una citazione appropriata sull’eterogenesi dei fini sarebbe stata quella di san Paolo: io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me.(Lettera ai Romani,7)

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Frank 17 Maggio 2018 - 8:19

Fusaro dovrebbe spiegare i passaggi più ostici per renderli comprensibili ai più.

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