Torino, 3 apr – Nella terminologia anglosassone prendono il nome di strumenti “sharia compliant”, vale a dire in regola con i dettami della finanza islamica. E il sindaco di Torino Chiara Appendino ha deciso che possono essere uno strumento di “inclusione della società”.
La proposta nasce a seguito del forum sulla finanza islamica, che si è tenuto nel capoluogo piemontese non più tardi di un mese fa e al quale il primo cittadino ha dato il patrocinio ufficiale. Intervistata da La7, la Appendino spiega che “La finanza islamica non è solo possibilità di raccogliere opportunità economiche, con finanziamenti in infrastrutture e aziende, ma è anche un tema di integrazione”. Come? A Torino risiedono oltre 50mila immigrati musulmani, che non rientrano nei circuiti ufficiali della finanza perché non conformi ai loro dettami religiosi. Non accendono dunque prestiti, né mutui perché l’interesse è vietato dal Corano.
Ecco allora, secondo l’esponente pentastellata, la necessità di incentivare la loro partecipazione alla vita non solo sociale ma anche economica: il comune starebbe studiando forme alternative per dargli la “possibilità di accedere al credito senza violare le prescrizioni del Corano permettendogli di acquistare una casa o di aprire una attività”. Si parla già di un protocollo in via di definizione con il Tribunale per consentire ai fedeli islamici di pagare a rate le vendite all’incanto. E per quanto riguarda i mutui, ormai un miraggio per molti cittadini italiani? Poco importa, la priorità secondo la Appendino è offrire una corsia preferenziale agli stranieri, che potrebbe addirittura – se la logica non è un’opinione – arrivare al taglio degli interessi passivi. Una discriminazione a tutti gli effetti: quanto dovremo aspettare perché sopra la Mole arrivi a sventolare una bandiera con la mezzaluna?
Nicola Mattei
3 comments
giovani di tutta italia: ci conviene diventare musulmani allora???
uno dei tanti esempi di dilettantismo politico dei 5stelle: anche farsi prendere in giro dalla taqiya. Nemmeno il Pd è arrivato a tanto, tant’è che in quei casi, prende sempre tempo…
Ho lavorato in Libia Iraq Uzbekistan Arabia e le cose funzionano cosi’
Dovevo vivere secondo le loro abitudini ,per contro non mi obbligavano a cambiare religione.
Penso che in Italia debbano adattarsi ai nostri costumi SEMPLICEMENTE. IN CASO CONTRARIO…….