Roma, 24 feb – Si terranno a maggio le elezioni per il rinnovo di governatori e consigli regionali di sette regioni: Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Campania e Puglia. Queste elezioni rappresentano un secondo test, dopo le europee del 2014, per saggiare la tenuta del consenso per il PD di Matteo Renzi, l’entità delle opposizioni, a partire dal Movimento 5 Stelle, “terzo incomodo” nell’assetto tipicamente bipolare delle regionali. Ma soprattutto il peso specifico della Lega di Matteo Salvini. Le “partite” politicamente rilevanti sono già molte.
La prima è sicuramente quella che riguarda le due regioni concretamente competitive, cioè Veneto, attualmente in mano leghista e Campania, attualmente in mano forzista. In queste due regioni il centrodestra ha la possibilità – realistica – di vincere, e scongiurare quello che molti analisti prevedono possa essere un cappotto. Le alchimie delle alleanze all’interno della coalizione di centrodestra non si profilano di facile attuazione.
Per quanto riguarda la Campania, il governatore uscente Stefano Caldoro, ultimo governatore forzista rimasto, dovrebbe ricandidarsi. Per vincere in una regione chiave come la Campania, Forza Italia ha bisogno indubbiamente dell’appoggio di NCD/UDC, che può contare su una quota di voti di tutto rispetto, prodotto della solida pratica clientelare. Il partito di Alfano è determinato a far valere tutto il suo peso nelle contrattazioni ed ha già mostrato i muscoli minacciando di far saltare l’accordo qualora un’eventuale collaborazione con la Lega sia a livello nazionale, sia nell’ambito delle varie competizioni regionali, dovesse marginalizzarlo.
In Veneto non ci dovrebbero essere dubbi che sarà la Lega a presentare il candidato, in continuità con i cinque anni appena trascorsi. Per la Lega a vocazione nazionale di Salvini, sarà il banco di prova nella terra “secessionista” per eccellenza, tra la base storica. Dovrebbe essere Luca Zaia, l’incumbent, il candidato leghista, la cui candidatura è stata definita dal Segretario Federale “intoccabile”.
Ma in Veneto si gioca un’altra partita politicamente rilevante: quella interna alla Lega, che vede contrapporsi due contendenti: da una parte il già citato Luca Zaia, plenipotenziario della marca trevigiana, e candidato ufficiale di Salvini; dall’altra Flavio Tosi, sindaco di Verona, leghista dal modus operandi politico molto “democristiano” (netta l’apertura nei confronti di NCD/UDC), che non ha mai nascosto le personali antipatie verso Zaia (e verso Salvini). È una sfida di lungo corso quella tra i due, e acquisirebbe notevole rilevanza politica se Tosi decidesse, come ha profilato in un’intervista a La Repubblica, di correre da solo, minando seriamente la capacità della Lega di mantenere il governo della Regione.
L’aria è diventata ancora più pesante dopo che il sindaco di Verona ha di fatto snobbato la manifestazione di sabato a Roma indetta da Salvini contro il governo Renzi. A beneficiare dell’eventuale spaccatura in seno alla Lega sarebbe la candidata uscita vittoriosa dalle primarie del centrosinistra: Ms. ladylike Alessandra Moretti. Bersaniana della prima ora, renziana dalla seconda in poi, deve la cura e la promozione della sua immagine pubblica, patinata e “glamour”, a Dotmedia, l’agenzia di comunicazione che ha costruito il primo trampolino mediatico di Renzi. È il prodotto emblematico del restyling renziano, che di berlusconiani insegnamenti si nutre.
Da tenere d’occhio saranno anche le dinamiche delle alleanze in Liguria e Toscana. La contrapposizione tra Forza Italia e la Lega Nord di Salvini, appare come la sfida tra la politica delle vecchie pratiche consociative con i governi regionali di sinistra, contro la spinta al rinnovamento, di cui Salvini è indubbiamente promotore.
In Liguria il braccio di ferro, almeno in prima battuta, sembra averlo vinto la Lega. Il candidato sponsorizzato da Forza Italia, l’imprenditore Federico Garaventa, ha annunciato la volontà di fare un passo indietro, a favore del candidato leghista Edoardo Rixi, numero due nazionale. Dovrà vedersela con Raffaella Paita, candidata PD sponsorizzata dal governatore uscente Burlando, e uscita vittoriosa dalle primarie del centrosinistra. In Toscana, con un centrodestra più spaccato che mai, la sfida di Salvini porta il nome di Claudio Borghi, responsabile economico della Lega. Più che la sfida con il governatore uscente ri-candidato (senza primarie, nella patria delle primarie targate PD) Enrico Rossi, è la sfida al consociativismo verdiniano, fatto di pluriennali accordi preventivi, candidati-fantoccio e conservazione della propria quota di potere, a rilevare politicamente.
Ultimo banco di prova è costituito dall’esordio della lista “Noi con Salvini” al Sud, in particolar modo in Campania e Puglia, dove dovrebbe correre da sola.
Tommaso Nistri