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Fondazione Open, Renzi nel mirino dell’antiriciclaggio per l’acquisto della villa

by Adolfo Spezzaferro
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Firenze, 28 nov – Sono due le inchieste avviate dalla procura di Firenze sull’utilizzo dei soldi della Fondazione Open, l’ex “cassaforte” di Matteo Renzi. Oltre alle verifiche sul denaro gestito dall’avvocato Alberto Bianchi – che era presidente della Fondazione chiusa nel 2018 dopo sei anni di attività (come finanziare la Leopolda o le primarie renziane) e incassi per circa 7 milioni di euro -, i pubblici ministeri hanno disposto accertamenti sulla villa acquistata nell’estate 2018 proprio da Renzi. I soldi per versare la caparra da 400 mila euro infatti furono messi a disposizione da uno dei finanziatori. La somma è stata poi restituita ma un anno fa l’operazione è stata segnalata dall’Uif, l’Unità antiriciclaggio, come “sospetta” e per questo sono in corso le verifiche. Controlli che riguardano pure l’utilizzo delle carte intestate alla Fondazione ma messe a disposizione di alcuni parlamentari. Tra loro, Luca Lotti che con Maria Elena Boschi e l’amico storico dell’ex premier Marco Carrai – indagato come Bianchi per finanziamento illecito – faceva parte del consiglio di amministrazione della Fondazione (e del cosiddetto Giglio magico).

Renzi: “Per la casa chiesto prestito che poi ho restituito”

“Ho venduto una casa, ne ho comprata un’altra che costava di più e ho preso un mutuo per la differenza e per i lavori. Non avendo la disponibilità di tutti i soldi, ho chiesto un prestito che poi ho restituito. Niente di illegittimo, c’è un atto formale, una scrittura privata, un bonifico. E’ tutto regolare e trasparente”. Così, intervistato da Radio Capital, il leader di Italia Viva dà la sua versione dei fatti. “Guarda caso – aggiunge Renzi – io ho parlato di ferita per la democrazia perché due magistrati decidono che Open non è una fondazione ma un partito e subito dopo vengono diffusi dei miei documenti privati, per una faccenda che non c’entra niente“. “Io non credo che qualcuno voglia sabotare Italia Viva, ma è evidente che io debba lanciare un appello alle aziende: non finanziate Italia Viva, se non volete passare guai”, ironizza l’ex segretario Pd ai microfoni di Circo Massimo. “Io non ho niente da nascondere – chiarisce – e non ho mai parlato di complotto, ma di coincidenze, questo sì“.

L’inchiesta sulla casa dell’ex premier

L’inchiesta sull’ex premier scatta un anno fa quando i magistrati di Firenze ricevono una “segnalazione di operazione sospetta” che riguarda un passaggio anomalo di soldi sui conti di Renzi. Un accertamento della Gdf scopre che il 12 giugno 2018 l’ex segretario Pd ha ricevuto un prestito da 700 mila euro dai fratelli Maestrelli, attraverso un conto dell’anziana madre Anna Picchioni. Una parte dei soldi è stata utilizzata per emettere quattro assegni circolari per un totale di 400 mila euro da versare come caparra per l’acquisto della villa da un milione e 300 mila euro a due passi da piazzale Michelangelo a Firenze. Si scopre che i rapporti tra Renzi e i Maestrelli risalgono a molti anni prima. La famiglia ha fatto alcune donazioni ad Open e Riccardo, uno dei fratelli, nel 2015 era stato nominato proprio dal governo Renzi (guarda caso) nel consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti. Renzi ha effettivamente restituito i 700 mila euro, ma l’indagine dovrà accertare se quel prestito fosse la contropartita per favori ricevuti. E se dietro le altre donazioni dei Maestrelli – proprietari tra l’altro di alcune aziende ortofrutticole – possano celarsi vantaggi ottenuti proprio grazie al legame con l’ex premier e con il Giglio magico.

Open come “articolazione di partito politico”

Al di là delle lamentazioni del leader di Iv su un presunto accanimento giuridico e mediatico, resta il fatto che l’accusa ritiene che Open abbia agito come “articolazione di partito politico” e dunque che sia stata trasformata in una vera e propria cassaforte per finanziare la carriera di Renzi nel Pd. Al contempo, i sostenitori economici della fondazione avrebbero a loro volta potuto trarre vantaggi per le proprie imprese. Come dimostra l’avviso di garanzia notificato a Carrai per finanziamento illecito. L’imprenditore fedelissimo di Renzi sarebbe stato “l’anello di congiunzione tra i finanziatori e la fondazione“. È stato infatti proprio lui a individuare imprenditori italiani e stranieri disposti a finanziare Open. Ecco perché le verifiche della Guardia di finanza si concentrano su eventuali contropartite che avrebbe garantito grazie al ruolo strategico nel Giglio magico e alla sua amicizia con Renzi.

Adolfo Spezzaferro

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2 comments

Commodo 28 Novembre 2019 - 9:19

Renzo TRAMAGLINO… Ospite del discusso e perennemente riflettorato briatore!… Guarda caso, pure il briatore ha piu che accennato ad una sua eventuale discesa nella melma dell’ attuale “campo” politico….. Meditate, gente!…. Meditate!… O, piu chiaramente: “Ai CIALTRONI di Voi non frega un’ accidente!!! (LAMBORGHINI di Renzo a Ibiza, tutto PAGATO dalle tasse SPREMUTE agli Italiani. E adesso vacanzina di lusso nei Paesi delle facce color merda DI LUSSO… E… Che coincidenza!… Proprio con il briatore!…..)…..

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Sergio Pacillo 28 Novembre 2019 - 10:25

E poi fanno finta di non capire se Renzi fá cadere il governo.

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