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Gentiloni, Berlusconi, Casini: è iniziato il romanzo Quirinale

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 26 ott – Casini, Gentiloni, Berlusconi: è iniziato il romanzo Quirinale. I partiti sono all’opera in vista del nome da proporre come successore di Mattarella. Consumata l’analisi del risultato delle amministrative (con il centrodestra sconfitto dall’astensionismo), spuntano i primi nomi per il Colle. Posto, sia chiaro, che Mario Draghi resti dov’è, perché “ce lo chiede l’Europa”. Il centrodestra per ora non scopre le carte ma dà pieno sostegno a Silvio Berlusconi, che vuole partecipare alla partita per il Colle da protagonista. Più difficile invece per i giallofucsia guidati da Letta trovare la quadra su un candidato comune.

Berlusconi candidato al Quirinale? Occasione di rilancio per il centrodestra compatto

Iniziamo da Berlusconi. Va da sé che il centrodestra nella corsa al Quirinale ha un’occasione istituzionale, storica, per ricompattarsi e dimostrare agli elettori di aver ritrovato l’unità. Salvini e la Meloni potrebbero puntare a far eleggere il Cav per poi chiedere il voto anticipato. Quale migliore propaganda elettorale di un centrodestra che manda Berlusconi al Quirinale per provare a vincere? Dal canto suo, il Cav è sceso per l’ennesima volta in campo, andando a garantire per Lega e FdI in Europa e ponendosi come perno di equilibrio centrista nell’attuale panorama politico interno. La prova provata che l’ex premier ci creda veramente è che di Draghi ha detto: “Sarebbe un ottimo presidente ma forse è meglio che resti dov’è“. Questo perché se non ci dovesse andare l’ex numero uno della Bce – che tanto deve a Berlusconi – al Colle, toccherebbe di diritto al Cav in persona. Per chiudere in super bellezza la sua lunga carriera al servizio del Paese. Ma per riuscire nell’impresa servono voti extra rispetto a quelli di Lega-FdI-FI.

Letta vorrebbe Gentiloni al Colle. Ma il M5S di Conte no

Veniamo a Paolo Gentiloni. L’ex premier e attuale commissario Ue agli Affari economici è il nome che circola come papabile del Pd. Tuttavia, sempre secondo quanto trapelato, Gentiloni (molto gradito anche a Calenda, lanciatissimo verso il grande centro) non andrebbe bene al M5S. Sì, perché tra i grillini è ancora forte il sospetto che il commissario Ue abbia contribuito alla caduta del Conte bis. Il punto poi è un altro: nell’alleanza Pd-M5S, ad avere la maggioranza in Aula sono i grillini, in assoluta minoranza rispetto ai dem nel Paese. Pertanto Letta deve per forza trovare un nome che vada bene ai 5 Stelle per provare a fermare le manovre del centrodestra. In tal senso il leader dem ha una rosa di papabili ben più nutrita rispetto ai grillini. Il pranzo Letta-Conte di ieri comunque è servito al leader dem per far presente al leader dei 5 Stelle che non esiste che dopo l’elezione del capo dello Stato si vada al voto anticipato. E questo più in generale è un fattore dirimente nella trattativa per il successore di Mattarella.

A Renzi piacerebbe Casini come successore di Mattarella

Ma Letta non ha un problema solo con Conte. Per il leader dem c’è anche Italia Viva di Matteo Renzi che – tanto per cambiare – è l’ago della bilancia per l’elezione del presidente della Repubblica. Per intenderci, se il centrodestra e i renziani trovassero l’accordo su un nome, potrebbero eleggerlo senza bisogno dei voti del centrosinistra. Ma Renzi vorrebbe davvero Berlusconi al Colle? Non è dato saperlo. Certo è che il leader di Iv preferirebbe di gran lunga un Pier Ferdinando Casini. Più centrista (democristiano doc) di lui non ce n’è. E Renzi non ha mai fatto mistero di considerarlo un candidato ottimale come successore del diccì Mattarella. Inutile dire che Casini metterebbe d’accordo tutti i centristi, che sono trasversali ai partiti. Ma forse potrebbe non andare bene a Pd e M5S.

L’unica certezza, allo stato attuale, è che in queste prime puntate del romanzo Quirinale emerge la volontà comune di non candidare Draghi. Il punto in questione non è dunque se l’ex numero uno della Bce resterà o meno a Palazzo Chigi, ma se dopo l’elezione del capo dello Stato riuscirà ad arrivare fino a fine legislatura.

Adolfo Spezzaferro

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