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Gregoretti, ecco le prove che scagionano Salvini. I renziani si convinceranno? (Video)

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 21 dic – Matteo Salvini è nelle mani di Matteo Renzi. Sì, perché i voti di Italia Viva saranno fondamentali per approvare o respingere l’autorizzazione a procedere contro l’ex ministro dell’Interno per il caso Gregoretti. I renziani dal canto loro non escludono nulla, e si riservano di leggere la documentazione. A quanto pare, Salvini ha le prove della infondatezza delle accuse del Tribunale dei ministri di Catania, secondo cui il leader della Lega avrebbe abusato dei suoi poteri impedendo lo sbarco dei clandestini a bordo della nave Gregoretti lo scorso luglio. Salvini ha conservato copia delle interlocuzioni scritte avvenute in quella occasione. Si tratta di numerosi contatti anche tra ministero dell’Interno, presidenza del Consiglio, ministero degli Esteri e organismi comunitari. A proposito della ridistribuzione degli immigrati, era stata contattata anche la Cei. “Non a caso – spiegano dalla Lega – il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dichiarava il 30 luglio (nel corso della trasmissione In Onda su La7) che ‘c’è un dialogo tra i ministeri delle Infrastrutture, dell’Interno e della Difesa, la posizione del governo è sempre la stessa: vengono salvaguardati i diritti, le persone che dovevano scendere sono scese, sono monitorate le condizioni di salute, ma del problema immigrazione deve farsi carico tutta l’Europa’; aggiungendo ‘ringrazio il presidente Conte che continua a porre la questione nelle cancellerie d’Europa‘”. “Tutta la documentazione conservata da Salvini è al vaglio dei legali dell’ex ministro dell’Interno – sottolineano dalla Lega – e al momento non verrà diffusa”. Insomma, carta canta, e pure il video.

Il 20 gennaio il voto della Giunta per le autorizzazioni a procedere

La richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini verrà votata il 20 gennaio dalla Giunta per le immunità di Palazzo Madama. Sappiamo che i 5 Stelle, con un clamoroso voltafaccia, hanno annunciato che voteranno sì al processo. Compreso lo stesso ministro della Giustizia Bonafede. Il Pd farà lo stesso, ovviamente. Ecco perché l’ago della bilancia è Italia Viva. Senza l’ok dei tre renziani, Francesco Bonifazi, Giuseppe Cucca e Nadia Ginetti, la richiesta sarà respinta.

Faraone: “Leggeremo le carte e decideremo. Garantismo non vale solo per gli amici”

Leggeremo le carte e decideremo, senza isterismi e senza sventolare cappi e manette, come si fa nei Paesi civili“, sentenzia il capogruppo di Iv al Senato, Davide Faraone. “Premetto – scrive Faraone in un lungo post su Facebook – che io Salvini, umanamente e politicamente l’ho già condannato il giorno che sono salito a bordo della Diciotti e quando ho dormito all’addiaccio sul ponte della Sea Watch 3. Ho contestato con i fatti la sua politica, non con le chiacchiere. E premetto anche che da gennaio si tornerà a lavorare per far saltare i decreti ‘insicurezza’ voluti dall’ex ministro dell’interno”. Poi però si apre un spiraglio di onestà intellettuale: “Fatte queste dovute premesse, non capisco cosa ci sia di strano quando bisogna decidere se mandare a processo o meno un uomo nel dire: ‘approfondiremo, guarderemo le carte e poi decideremo’. Se dicessimo che tutto è già deciso, quando il procedimento è stato semplicemente incardinato in Giunta per le autorizzazioni a procedere, vorrebbe dire che avremmo fatto coincidere il giudizio politico con quello giudiziario – spiega Faraone -. Noi non usiamo le questioni giudiziarie a fini politici, non lo abbiamo mai fatto e mai lo faremo. Oppure il garantismo vale per gli amici, mentre per gli avversari politici si diventa giustizialisti?“. Ennesima stilettata quest’ultima, dei renziani ai 5 Stelle, decisi a eliminare via tribunale l’avversario politico Salvini, alla maniera della sinistra.

A questo punto, il leader della Lega deve augurarsi che le carte in suo possesso (così come la prova video del fatto che il governo avesse concertato le decisioni sulla Gregoretti) convincano i tre renziani a votare contro l’autorizzazione a procedere. Ancora una volta, dunque, il destino dei due Mattei sembra legato a doppio filo.

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Adolfo Spezzaferro

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