Tutti puritani o viziosi. In compenso, latitano esempi di etica e anche di autentico libertinaggio. Mentre lo spartiacque destra/sinistra è sempre più in crisi, i paradigmi che ne prendono il posto appaiono sempre più fanatici e moralistici. Uno è proprio quello che ha a che fare con la rieducazione morale dei popoli.
Questo è l’editoriale pubblicato sul Primato Nazionale di febbraio 2023
Da una parte – per lo più nei ranghi di quella che un tempo era la sinistra – si afferma una idea della società come materia per un gigantesco esperimento di rieducazione, una ortopedia morale di massa. Ripartono gli attacchi al tabacco, inizia una campagna contro l’alcol, la carne è già diventata blasfema da un bel pezzo, si tessono le lodi della dieta a base di insetti. Attento a quel che mangi, a cosa bevi, ma anche a come parli (il politicamente corretto), a come ami (l’eroticamente corretto), a come ti muovi (l’ecologicamente corretto). Ogni comportamento diventa politico, ogni abitudine va giustificata ideologicamente. Su ogni aspetto della vita quotidiana grava una ipoteca morale: mangi una bistecca? Distruggi il pianeta. Ridi a una barzelletta su bianchi e neri? Sei un razzista. Ogni macro-problema si risolve criminalizzando il singolo, le sue abitudini, la sua quotidianità.
L’affermarsi di questa mentalità va ovviamente di pari passo con l’imporsi di una casta di ottimati in possesso della virtù e in servizio di vigilanza permanente sul prossimo. Naturalmente «per il suo bene». Ogni puritanesimo si è del resto diffuso sulle gambe di un gruppo di autoproclamati campioni morali.
I puritani e le trappole reazionarie
Si tratta di una deriva che era già diffusa da tempo in tutto l’Occidente (anche se si farebbe un grosso errore credendo che qualsiasi cosa non sia occidentale sia per questo più libera), ma che con il Covid è esplosa. La pandemia ha innalzato sugli scudi la casta degli esperti, che quasi subito hanno esondato dal loro compito tecnico per impartire lezioni paternalistiche di virtù. Quel modello si è poi replicato in ogni ambito sociale.
Dall’altro lato, tuttavia (spesso più o meno in coincidenza di ciò che un tempo era la destra), è invalso l’atteggiamento di chi, per reazione, rifiuta ogni morale, ogni educazione, ogni responsabilità sociale, ogni obbligo, legge, divieto, dovere, fossero anche i più razionali e giusti del mondo. È «l’anarchismo da gran signore» di cui parlava Lenin, una spinta istintivamente anticomunitaria, egoistica, che non rifiuta l’imposizione perché ingiusta, ma solo in quanto limite alla libertà dell’individuo monade. Ecco quindi le rivendicazioni della libertà di inquinare, di offendere, di sparare, di truffare.
Alla ricerca di una nuova etica
Di nuovo, e specularmente, il Covid fa da spartiacque: di fronte a imposizioni arbitrarie e discriminazioni insensate, in troppi la reazione è stata di fregarsene di tutto e di tutti. Agli esperti, si è risposto con i santoni, agli obblighi con le trasgressioni fine a se stesse, all’ipocondria con la sottovalutazione. E, siccome moralismo e vizio vanno sempre a braccetto e sono uno lo specchio dell’altro, è finita che ai vigilanti pro mascherine («Morte all’untore!») sono succeduti i vigilanti anti mascherine («Morte al covidiota!»).
Il loop si rompe solo con soggetti che sappiano darsi un centro, la riscoperta di un’etica non moralistica, di un senso della vita comunitario e che contempli un sano libertinaggio. Al solito, è la via più difficile.
1 commento
Ma sugli stupefacenti… un beato c…o. Manco il mondo della medicina si muove veramente, un po’ strano, o no ?! Come da fastidio chi è realmente sé stesso e così appare !