Home » Per la Cia “Mattei era fascista”: le possibili conseguenze culturali

Per la Cia “Mattei era fascista”: le possibili conseguenze culturali

by Stelio Fergola
2 comments
Cia Mattei fascista

Roma, 17 dic – Per le carte della Cia recentemente descretate, Enrico Mattei era fascista. La rivelazione emerge nel quadro dei documenti riguardanti il dossier sul presidente John F. Kennedy. Andando a leggere il testo, non è impossibile constatare la natura interpretativa di alcuni passaggi. Ma andiamo con ordine.

Cia: “Mattei fascista, pagò 5 milioni di lire per entrare nel Cnl”

Il dubbio sul passato “resistenziale” di Mattei viene espresso da ormai molto tempo, dunque da questo punto di vista ciò che citano le carte non è così sorprendente. Tuttavia, il passaggio fulcro del documento è un po’ ambiguo, pur presentando degli elementi di indubbio interesse. Per la Cia Mattei “era stato fascista fino al 1943 ed era entrato nella Resistenza dopo l’8 settembre di quell’anno, stando però attento a mantenere buoni rapporti con i tedeschi: quando divenne chiaro che la vittoria alleata era ormai certa pagò cinque milioni di lire a un comandante partigiano della Democrazia Cristiana per acquisire il rango di capo partigiano della Dc e generale della resistenza nel Cnl”.

Se il pagamento di somme consistenti per essere accreditato nella resistenza  rafforza la teoria del “Mattei fascista”, molto meno lo fa la sua permanenza nel fascismo fino all’8 settembre 1943 e il suo successivo “cambio di fronte”. Questo perché, come tutti sanno, il cambio di casacca fu valutato in modo utilitaristico da molti italiani dell’epoca, specialmente se vicini ad ambienti di potere. Dunque la rivelazione, per quanto senza dubbio interessante, non risponde ai dubbi sulle genuine convinzioni dello stesso Mattei, la cui storia mostra più che altro un certo pragmatismo, più che un’identificazione ideologica precisa. Lo statista – come in molti lo definiscono ormai già dagli anni Settanta – ragionava semplicemente di ciò che aveva a disposizione per poteva agire. E il “campo d’azione”, per i più scaltri, dopo il settembre 1943 difficilmente poteva risiedere ancora nel fascismo.

Certamente, qualcosa spiegherebbe

Il “Mattei fascista” spiegherebbe certamente le sue inclinazioni da incaricato liquidatore dell’Agip prima e da fondatore dell’Eni successivamente. Spiegherebbe la sua ostilità alla liquidazione della compagnia petrolifera fondata in epoca fascista, spiegherebbe la sua politica energetica proiettata al Mediterraneo, così come l’aperta ostilità al dominio statunitense nel campo degli idrocarburi.

Le possibili conseguenze culturali

Un aspetto forse non troppo considerato riguarda le possibili conseguenze culturali che una rivelazione del genere potrebbe comportare, soprattutto nel modo di raccontare la storia di Mattei sui media di massa, peraltro già non sempre strenui difensori dell’opera del dirigente marchigiano. Ma qui occorre andare dritti al punto: un “Mattei fascista” potrebbe ben aggiungersi alla lista dei demonizzati dal pensiero unico dominante. Potrebbe dunque venire infangata tutta la sua opera, la stessa che permise la fondazione dell’Eni e l’inizio di un percorso di autonomia energetica che consentì all’Italia di sviluppare una certa indipendenza almeno fino alla fine degli anni Ottanta.

Potrebbe, insomma, significare l’ennesimo trionfo psicologico di quel cancro culturale rispondente alla definizione di antifascismo. Un concetto puramente contestuale finito per diventare una sottospecie di “ideologia del nulla” e capace, con le sue metastasi, di bloccare mentalmente ogni proposito costruttivo e ambizioso della Nazione verso il futuro. Perché di buoni propositi e di obiettivi ambiziosi, Enrico Mattei, ne serbava tanti. Per qualcuno, insomma, i documenti della Cia potrebbero essere un buonissimo pretesto per criminalizzarli e stigmatizzarli. Tutto ciò agli occhi di cittadini italiani già formati da decenni all’auto-colpevolizzazione, alla mediocrità e soprattutto all’idea di non avere diritto a niente, neanche a sognare e a pensare in grande. Come al solito, violando l’unico interesse che conta: quello della Nazione.

Stelio Fergola

You may also like

2 comments

SergioM 17 Dicembre 2022 - 2:58

Embè ? Il 99 % dei sedicenti partigiani fino al 43 era fascista ….. alcuni fino al maggio del 45 ………

Per altro , la CIA negli anni 70 collaborava con neofascisti e neonazisti oltre ad aver
reclutato personaggi come Borman (si dice , cadavere mai trovato) .

Reply
a 17 Dicembre 2022 - 6:54

l’enorme drago rosso continua a trascinare giù le stelle dal cielo ma non se la caverà… questa merda di antif.. (mi viene schifo a completare la parola) è peggio dell’originale.

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati