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Le regioni verdi diventano gialle. Ecco il Dpcm che spacca il Paese

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 5 nov – Giuseppe Conte annuncia le restrizioni del nuovo Dpcm e cambia colore alle regioni: spariscono le verdi, che diventano gialle. Come a sottolineare che nessuno è al sicuro, che tutti rischiano più o meno di contagiarsi. Il premier spiega pure che le misure entreranno in vigore venerdì, per dare tempo a tutti di organizzarsi – anche perché parliamo di regioni che finiscono in lockdown. La nuova stretta sarà valida fino al 3 dicembre. In sostanza, coprifuoco nazionale dalle 22 alle 5 del mattino successivo, con divieto di spostamento per tutti, e Paese suddiviso in tre fasce di rischio: gialla, arancione e rossa. Suddivisione che scatena le proteste dei governatori e che – a ben vedere, dati alla mano – appare più una mossa dettata dalla politica che in difesa della salute dei cittadini. Infatti restrizioni e divieti colpiscono soprattutto le regioni governate dal centrodestra mentre – per fare un esempio – troviamo la Campania del governatore dem Vincenzo De Luca che risulta addirittura nella zona gialla quando fino a pochi giorni fa sembrava dovesse chiudere tutto.

Ecco quali sono le regioni gialle, arancioni e rosse

Dunque, CalabriaLombardia, Piemonte e Valle D’Aosta rientrano nelle zone rosse (ad alto rischio), Puglia e Sicilia fanno parte di quella arancione (rischio intermedio) e tutte le altre in quella gialla (con rischio moderato), cioè Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Toscana, Molise, Marche, Sardegna e Friuli Venezia Giulia, le province autonome di Trento e Bolzano.

Conte: “Non ci sono regioni verdi perché la pandemia corre ovunque”

A sentire Conte, “i numeri complessivi sono in costante aumento e per questo dobbiamo intervenire. La media nazionale dell’indice di trasmissibilità è di 1,7. Rispetto alle persone contagiate sale il numero degli asintomatici, diminuisce in percentuale il numero di persone ricoverate ma c’è l’alta probabilità che molte regioni superino le soglie delle terapie intensive e mediche“. Questo è il quadro che secondo il premier giustificherebbe il coprifuoco e il lockdown nelle regioni rosse. “Se, all’esito delle misure, una regione dovesse rientrare in condizioni di stabilità per 14 giorni, con rischio più basso, potrà essere assoggettata a un regime di misure meno restrittive, ce lo auguriamo tutti”, precisa Conte, aggiungendo come di consueto un po’ di allarmismo: “Avrete notato che non ci sono regioni comprese in aree verdi. Non ci sono territori che possono sottrarsi” alle misure prese, perché “la pandemia corre ovunque”.

Il premier ci va giù pesante: “Non abbiamo alternative, dobbiamo affrontare le restrizioni per congelare l’impennata del contagio, comprendiamo la frustrazione e la sofferenza, ma dobbiamo tenere duro. Mi chiedono se sono ottimista. Non sto pensando a veglioni, cene natalizie, cenoni, balli. Bisogna rispettare le regole“. Così Conte getta un’ombra anche sulle festività di dicembre, assicurando che però “se ci arriviamo in serenità, anche la fiducia nei consumi non sarà depressa e potremo vedere i benefici economici”.

Le nuove restrizioni

Nello specifico, il nuovo Dpcm – l’ennesimo nell’arco di pochi giorni – stabilisce delle restrizioni valide su tutto il territorio e ulteriori strette in base all’area di rischio. In tutta Italia si dispone la didattica a distanza al 100% per le superiori, la chiusura di musei, mostre e sale bingo, la sospensione di concorsi pubblici e privati. La capienza sui trasporti pubblici sarà ridotta dall’80 al 50%. Chiusura dei centri commerciali nei fine settimana e nei festivi. Queste restrizioni riguardano le regioni in fascia gialla. Dal canto suo, tuttavia, De Luca emanerà tuttavia un’ordinanza per prolungare la sospensione della didattica in presenza per le scuole primarie e secondarie, pur essendo la Campania inserita nella fascia gialla. Per le regioni arancioni, ossia Puglia e Sicilia, saranno chiusi bar e ristoranti, pub, gelaterie e pasticcerie. Divieto di ingresso e di uscita nelle regioni. Bloccata la mobilità anche fra comuni. Nelle regioni con il rischio più alto, quelle rosse, ossia Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta, è vietato ogni spostamento anche all’interno del proprio territorio, salvo per comprovate esigenze di lavoro, salute e scuola. Sarà obbligatorio quindi compilare e portare con sé l’autocertificazione (qui il modulo). Didattica a distanza dalla seconda media in su. Chiusi tutti i negozi, 7 giorni su 7, ad eccezione di alimentari, farmacie, edicole, tabacchi, barbieri e parrucchieri.

La tabella di riepilogo divisa per aree

regioni

Il premier promette altri soldi per i ristori

Conte promette soldi per le attività colpite dal coprifuoco e dalle nuove restrizioni. “Siamo già all’opera, forse un Cdm già domani (oggi, ndr)”, spiegando che vi sarà un nuovo decreto che “si aggiunge a quello appena adottato, un decreto Ristori bis“. Ma il premier non si sbilancia: “In questo momento non anticipo una cifra, è chiaro che alla Ragioneria stanno lavorando ma ci sono adeguati stanziamenti per il decreto. Potrebbero essere in un ammontare di 1,5-2 miliardi“. Se ci fosse necessità di disporre di ulteriori risorse “dobbiamo essere pronti anche a presentarci in Parlamento per un eventuale nuovo scostamento ma non lo abbiamo ancora deciso perché, a quanto mi hanno detto, gli stanziamenti ci sono”.

Chissà se le promesse di Conte basteranno per porre fine alle proteste di piazza di ristoratori, commercianti, imprenditori, partite Iva che da giorni scendono in strada per esprimere tutta la loro rabbia contro il governo giallofucsia. Staremo a vedere.

Adolfo Spezzaferro

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11 comments

Guillermo 5 Novembre 2020 - 9:34

Questo parla indossando la maschera… Quindi ciò che dice non è traducibile con il labiale… In pratica ogni modo è buono per fotterci…

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fabio crociato 5 Novembre 2020 - 11:50

Qui siamo ancora ai “sottolazzaretti regionali”… Ma fare una politica smorzante (perché di questo si vuol trattare, a torto o a ragione) e non deprimente, a partire da misure di controllo e prevenzione nelle grandi metropoli no, eh?! Tra l’ altro lì si trovano anche le più importanti strutture sanitarie.
Senza Dpcm e in parlamento! Non siamo proprio più nella “guerra al buio” di marzo.
La “guerra al buio pesto” resta piuttosto ai confini di quello che abbiamo lasciato diventare un “lazzaretto nazionale”. E’ dai tempi delle bandiere rosse che importiamo velocemente troppa m…a! Anche il concime quando è troppo è troppo…

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