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Renzi guarda a destra, ma la destra non guarda Renzi (per ora)

by Eugenio Palazzini
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Roma, 28 feb – Prendete un qualunque punto programmatico uscito dalla Leopolda, leggete le dichiarazioni di Matteo Renzi sui temi politici cruciali e immaginate di incastrarli nel recinto ideologico della sinistra. Potreste perdere molto tempo per riuscirvi, tempo tutto sommato sprecato, perché sarebbe quasi come affrontare un cubo di Rubik per un daltonico. Impresa improba ancor più adesso, con la cosa rosso-fluida che può diventare il Pd guidato da Elly Schlein. Rapido rimando a titolo, non esaustivo ma volutamente minimalista: Renzi non può che guardare a destra, evocando il centro, ma la destra per ora non guarda Renzi, perché non ne ha bisogno.

Perché Renzi fa il centro, guardando a destra

Momentanea percezione di potenza, dettata da consenso attuale e conservazione di credibilità: agli occhi di un qualunque elettore di destra Renzi non risulta affidabile. Mollando pacatezza: non piace per niente. Comprensibile passato che non passa, unito a sbruffonaggine manifesta dell’ex premier che guasta il guastabile. Parentesi quadra da aprire in aerea Forza Italia, zona grigia del balenismo bianco in salsa liberale. Pulviscolo di centro, allorché il centro evocato a ogni piè sospinto non è più centrale in politica.

Di qui, inflazionato postulato euclideo: abbiamo di fronte due rette parallele che non si incontrano mai. Si va a destra o a sinistra, ottocentesca collocazione geometrica più che geografica, priva di nesso logico, da sempre impermanente eppure mediaticamente immarcescibile. Fuori da linguaggio semplificato: tutto è polarizzato. Non si intravedono necessarie vie terze di pensiero, ma le vie terze possono innestarsi da una parte come dall’altra, purché mantengano verticalità. Il centro no, al massimo si mantiene a galla ovunque, mettendo su il cipiglio del reazionario in chiave etica.

Tutto cambia?

Tornando alle fanfaronate tattiche dell’ex sindaco fiorentino, il Terzo Polo da trasformare in unicum può durare il bercio di un’elezione europea, là dove sussiste il proporzionale. Archiviato il tutti contro tutti, cosa farà Renzi? A che punto sarà l’attuale coalizione di centrodestra? Quanto sarà radicalizzata la sinistra eco-illogica di Schlein e grillini? E’ allora che si capirà forse lo spostamento dell’asse renziana, in matrimonio traballante con pariolino Calenda. Perché a quel punto la destra, di governo, potrebbe iniziare a guardare (a) Renzi per restarci, al governo. Non è una buona notizia di per sé, né un nostro auspicio. E’ soltanto uno scenario possibile. Ciò potrebbe comportare una pessima accelerazione neoliberista su lavoro e sociale, ma al contempo una svolta importante su nucleare, presidenzialismo e fisco. Raffiche da gestire, senza centro, perché il centro potrebbe non esserci proprio più. E questa sì, in ogni caso, sarebbe una buona notizia.

Eugenio Palazzini

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