Per il Corriere è un vincente, capace di affermarsi nello sport, nell’imprenditoria ma anche nella politica, visto che nelle “pagelle” relative alla crisi in Campidoglio ad “Arfio” viene assegnato un bel 7,5. Voto motivato così: “E’ l’assoluto vincitore, è stato il primo a chiedere il commissariamento, i Dem lo hanno atteso come il Messia, molti da destra e sinistra guardano a lui”. Dietro di lui i Cinque Stelle, bocciati Sel e Orfini (che rimedia addirittura un 4). Non sono proprio pagelle quelle dell’Espresso, dove comunque nella rassegna dei candidati del dopo Marino si parla di un Marchini in pole position e “lanciassimo” verso il Campidoglio.
Repubblica è meno spudorata del Corriere ed evita di mostrarci i pettorali di Alfio in tutte le salse. Lavora più di fino e nell’intervista di due giorni fa punta più a rassicurare i suoi lettori, sganciandolo dall’improvvido endorsement di Berlusconi. “Se Berlusconi facesse un passo indietro e, come ha detto ieri, desse davvero l’indicazione di votare Marchini, io lo ringrazierei”. Ovvero va bene l’appoggio di Berlusconi ma a distanza. Repubblica ricorda poi le origini comuniste della famiglia Marchini, che costruì Botteghe Oscure, e che nella vita di Alfio “non c’è la futilità e il libertinaggio di Berlusconi”. Ma spiega anche che Marchini non ha mai votato comunista e che si definisce “un innovatore e un conservatore”, annunciando una lista di “Democratici per Marchini”. Insomma il messaggio ai lettori è chiaro: ecco il vostro candidato.
Lo stesso che manda il Corriere, dove si pone l’accento anche sulla formazione cattolica e i legami col Vaticano. A voler pensar male l’apparente inciampo di Berlusconi, che proprio dalle pagine di Repubblica aveva fatto di Alfio il proprio candidato, non sembrerebbe così casuale. L’effetto ottenuto è quello di costringere Marchini a svincolarsi da Berlusconi stesso e proponendosi come candidato civico sostenibile anche dal centrosinistra. Al tempo stesso Fratelli d’Italia e Lega sono impossibilitati ad appoggiarlo se ad imporlo è il Cavaliere. Ed ecco che il “patto del Nazareno all’amatriciana” è servito.
Del resto Alfio ha un profilo perfetto: la sua storia familiare (e l’aver partecipato alle primarie PD) lo rendono buono per la sinistra romana, la sua formazione cattolica e i suoi legami ne fanno il candidato del Vaticano, per il suo essere “palazzinaro” e per l’amicizia con Caltagirone (che lo candidò presidente di Acea nel 2008) è funzionale al potere economico e finanziario della capitale, il suo profilo “civico” attira i moderati e in generale gli scontenti della politica. E’ amico di tutti, di D’Alema e di Veltroni ma è anche cognato dell’ex A.D. di Atac sotto la gestione di Alemanno, è stato editore dell’Unità ma anche del giornale di Comunione e Liberazione. Alfio Marchini è di destra, di sinistra, di centro è tutto (e quindi nulla). Alfio Marchini è amico di tutti e quindi di nessuno. Alfio Marchini è solo il solito potere romano si rifà il trucco e si ripresenta. Nient’altro.
Daniele De Stefani
1 commento
…insomma il candidato giusto per l’italiota medio…