Roma, 27 mar – Cosa diranno gli europeisti della strategia vaccini Ue? Quelli che ci dicevano che dopo la Brexit la Gran Bretagna sarebbe stata massacrata economicamente? Che ci sarebbe stato un disastro sociale, con addirittura gli scaffali dei supermercati e delle farmacie vuoti? Ricordate? Giravano persino presunti documenti dei servizi segreti – lunghi poche pagine, s’intende: deve essere comprensibile da tutti, e rapidamente, per essere efficace – in cui si parlava dell’ecatombe che si sarebbe abbattuta sull’isola dopo il divorzio con la tanto amata Unione Europea.
Londra batte Bruxelles
E, invece, la figura del fesso l’ha fatta Bruxelles, mica Londra! In Gran Bretagna la vaccinazione va a gonfie vele e Johnson, tanto vituperato dall’Ue (il leader maschilista, il leader depresso, il pagliaccio), esce come uno dei grandi vincitori della partita contro la pandemia. Lui e gli Usa, che, grazie a Biden ma soprattutto grazie a Trump, che sarà pure capitalista ma che ha impostato la campagna vaccinale con lungimiranza, sono ormai protetti e possono far ripartire l’economia e la vita.
Sì, la vita. Perché la vita è, da un anno, sospesa. Morti, contagiati, immagini di terapie intensive, discorsi sui più fragili, sui meno fragili, sui sacrifici necessari, ristori, vaccinazioni. Da mesi assistiamo a questo delirio, assuefatti da una propaganda del terrore. Dopo le parole, però, ci sono sempre e soltanto i fatti. I quali dicono che mentre noi diciamo che entro tale data arriveremo a tot migliaia di vaccinati al giorno, gli altri lo fanno. E noi siamo ancora qui a dirlo. È cambiato il commissario, è cambiato il presidente del Consiglio. Non pare che l’arrivo di super Mario abbia tanto migliorato le cose. C’è il caos come se non più di prima e la rabbia aumenta. Sì, perché se prima eravamo tutti (tedeschi, italiani, cinesi, ecc.) sulla stessa barca – hoc non tibi soli – ora nella barca che affonda ci siamo solo noi, gli europei.
L’Ue ha fallito. No, non ha fallito: ha preso delle decisioni suicide, delegando la contrattazione vaccinale a un’interprete (se l’avesse fatto l’Italia sarebbe stata derisa da tutta l’Europa) e dimostrandosi incapace persino di stipulare dei contratti vincolanti con le case farmaceutiche – ma, scusate, non si ha sempre parlato delle istituzioni europee come di istituzioni preparate, formate da gente che studiato (mica come noi italiani, si diceva)? Dov’è tutta questa competenza? Voi la vedete? E non solo.
Ultimamente vengono fuori notizie allarmanti: vaccini nascosti, presunti accordi bilaterali, notizie contrastanti su Astrazeneca. Il caso di Astrazeneca sarebbe una divertente barzelletta, se non ci fossero di mezzo la vita e il lavoro di milioni di persone. Prima si blocca la somministrazione, poi la si fa ripartire. Gente (fra cui Speranza) che dice: procediamo lo stesso; altri che dicono: no, non c’è correlazione fra le trombosi e le vaccinazioni, però… però blocchiamo per un po’ le somministrazioni, aspettiamo, vediamo. L’Ema, l’Aifa e comitati ed esperti. E gli Usa che dicono che i dati forniti dall’azienda Astrazeneca sono obsoleti. E gente che parla di complotti. È di pochi giorni fa la notizia di 29 milioni di dosi di Astrazeneca trovate dai Nas ad Anagni: destinate al Belgio, ha detto un rappresentante ufficiale. Ma non ce n’è bisogno in Italia, scusate?
I vaccini in Ue: una barzelletta tragica
Poi c’è il caso Sputnik, altra barzelletta. Tragica. Non ci sono i vaccini in Ue, si rischia il collasso economico (quando un’azienda chiude poi non riapre per magia e, come ormai sanno anche i sassi, gli Stati che prima ripartono, prima acquisiscono i canali commerciali e le commesse industriali libere). Eppure l’Ue non accetta i vaccini Sputnik, non perché non funzionano (persino eminenti medici si sono dichiarati favorevoli alla sperimentazione), ma perché è prodotto da quel cattivone di Putin, l’uomo nero, il killer, l’uccisore di donne e giornalisti, il maschilista, l’ex agente segreto e chi più ne ha più ne metta. E questo rifiuto ideologico è un segno della pochezza della politica europea, non una realpolitik, una politica concreta, che guarda ai bisogni, ma una politica infantile, ancora immatura, che pone una questione ideologica di fronte ai bisogni economici e sanitari del suo popolo.
Una classe politica che agisce in questo modo non merita di governare, perché non è in grado di assumere un atteggiamento imparziale quando necessario. Posso anche giudicare il dirigente Rossi una persona spregevole e giudicare il dirigente Bianchi un uomo retto, ma se il dirigente Rossi è bravissimo, fa correre l’azienda (e così dando lavoro ai miei dipendenti, i quali mandano i figli a scuola, ecc.), e il dirigente Bianchi è incapace, scelgo il dirigente Rossi (e magari al dirigente Bianchi dedico una bella poesia). Non è un ragionamento difficile. Eppure, quelli che stanno a Bruxelles non l’hanno capito. Oppure fanno finta di non capirlo.
Edoardo Santelli
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