Come in tutte le soluzioni “all’italiana” che si rispettino, il compromesso finale scontenta tutti. Gli avversari del ddl Cirinnà vedono comunque il cedimento su un principio di fondo. Le associazioni lgbt, però, non festeggiano. Lo stralcio della stepchild adoption fa storcere il naso a molti, mentre la cancellazione, voluta dall’Ncd, dell’“obbligo di fedeltà” sembrerebbe quasi ribadire l’idea di relazioni naturalmente poco stabili fra i gay. La questione si fa spinosa e alcuni deputati del Pd, tra cui la stessa Monica Cirinnà e Sergio Lo Giudice, finiscono per depositare una proposta di legge di una riga, per “togliere dall’articolo 143 del codice Civile il riferimento all’obbligo reciproco di fedeltà tra i coniugi”, cioè per togliere l’obbligo di fedeltà anche dai matrimoni normali. Resta una pantomima gigantesca da parte di tutti, con il democristianesimo che impera in ogni schieramento. La soluzione trovata non farà precipitare l’Italia nel baratro della perdizione, servirà solo a creare una serie di intrighi giuridici che verranno sbrogliati dai soliti giudici di sinistra, nel solito modo, alla faccia di un Parlamento ormai di fatto sostituito nelle sue funzioni. E, visto ciò che produce, se lo è pure meritato.
Giorgio Nigra