Home » Alitalia: la commissione Ue scopre (in ritardo) la difesa della nazionalità

Alitalia: la commissione Ue scopre (in ritardo) la difesa della nazionalità

by Filippo Burla
0 commento

alitalia tricoloreRoma, 14 giu – La trattativa con Etihad è ancora in fase di definizione su numeri, tempi, modalità dell’investimento. Nel frattempo vengono a delinearsi i contorni dell’operazione, con l’intervento “preventivo” della Commissione Europea: «Se vengono investitori extra Ue possiamo considerarlo positivo o meno ma vogliamo reciprocità. Ci sono regole su proprietà, controllo e su aiuti di Stato», ha affermato il commissario ai trasporti, l’estone Siim Kallas.

Non un lessico al quale l’impostazione tipicamente liberista in auge a Bruxelles ci ha abituato. Precisa lo stesso Kallas: «La legge Ue prevede che le compagnie devono avere almeno il 51% del capitale sociale in mani europee e il controllo effettivo». Nell’attesa della conclusione dell’affare che dovrebbe portare la compagnia degli Emirati Arabi Uniti ad una posizione di rilievo nella fu compagnia di bandiera, vengono fissate le prime condizioni: sì quindi all’ingresso di capitali stranieri, ma la gestione deve rimanere in ambito comunitario. L’obiettivo è evitare che si possa ripetere l’operazione che ha visto Air Berlin finire nell’orbita della stessa Etihad, la quale pur non detenendo la maggioranza di diritto (vale a dire il 50% + 1 del capitale) esercita sul secondo vettore tedesco un controllo di fatto. Alle parole di Kallas ha fatto eco anche il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi: «Il governo farà rispettare la divisione tra la proprietà 49% e 51% come previsto dalla normativa europea. Cioè che il 51% sia comunque posseduto da compagnie di bandiera europee. Ma ho anche confermato che in ogni caso la maggioranza vorrà essere a controllo italiano».

Al di là delle parole e dei buoni propositi, di fronte allo schema previsto per l’ingresso di Etihad, la posizione di asimmetria in termini di forza contrattuale è già evidente in questa fase preliminare. Le condizioni poste dalla compagnia di Abu Dhabi -e sulle quali pochi sono i margini concessi- prevedono infatti più di 2000 licenziamenti e la rinuncia da parte delle banche ad una quota considerevole dei debiti in essere. Dall’altra parte, la maggioranza resterà pure tricolore ma sarà comunque frammentata fra vari soggetti tra i quali anche lo Stato che ha fatto il suo re-ingresso in autunno tramite Poste Italiane. Operazione sulla quale la Commissione Europea aveva, all’epoca, acceso un faro. L’ambito degli aiuti di Stato è infatti vigilato seriamente, con i commissari pronti ad intervenire ogniqualvolta il pubblico decide di fare il passo più lungo della gamba.

La posizione dell’Ue è di buon senso, prima ancora che politica. Sclerotica però, allo stesso tempo: escludere la possibilità di un intervento statale e allo stesso tempo difendere la “nazionalità” di un settore equivale, almeno nel caso italiano e la stessa storia recente di Alitalia lo dimostra, a richiedere la classica botte piena e moglie ubriaca. L’italianità (o l’europeità che si voglia) -come anche nel caso Telecom, per fare un altro esempio- era già persa da un pezzo e da parte sua significa tutto ed il contrario di tutto. Non proprio una lungimirante scelta di politica industriale.

Filippo Burla

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati