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Alitalia: la nostra ex compagnia di bandiera finirà in mani cinesi?

by Salvatore Recupero
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Roma, 9 set –  Alitalia torna a far parlare di sé. Il motivo è sempre lo stesso: la ricerca di nuovi partner. Ormai più che una compagnia aerea sembra una zitella. I governi che si sono succeduti in questi anni come vecchi ruffiani propongono sempre l’ingresso di nuovi soci: arabi, francesi tedeschi, americani. Ora è arrivato il momento dei cinesi.
Secondo il Corriere della Sera il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Michele Geraci sta sondando l’interesse di due gruppi, tra i quali Air China. Geraci ci tiene a precisare che si tratta di un’operazione finalizzata ad ottenere finanziamenti. In realtà, questa non è una novità. Il professore palermitano, che insegna finanza all’università di Shanghai, alla vigilia della sua recente missione a Pechino aveva prospettato una “soluzione cinese” per Alitalia. In particolare il docente palermitano era alla ricerca di “Un investitore strategico, un azionista di minoranza (fino a quota 49%), disposto a rilanciare la società, non a salvarla. Una compagnia aerea asiatica potrebbe essere la soluzione migliore, molto più interessante di una tedesca che verrebbe a farci concorrenza”.
Per ora la risoluzione della questione “rimane un mio desiderata – ha ammesso – ma stiamo vedendo se c’è interesse da parte cinese”. A quanto pare il 51% è la linea del Piave per il futuro della nostra ex compagnia di bandiera. A luglio, infatti, il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli affermava con un pizzico di retorica che “l’italianità è un punto fondamentale nel futuro di Alitalia. La compagnia aerea tornerà di bandiera con il 51% in capo all’Italia e con un partner che la faccia volare”. Il ministro grillino aggiungeva poi che “gli investitori avranno la missione di far volare gli aerei e non altro”.
Nonostante queste rassicurazioni rimangono dei nodi irrisolti. Intanto, cosa chiederanno in cambio i nostri competitor stranieri dopo aver generosamente finanziato Alitalia? Questo finora non è dato saperlo. Infine a cosa serviranno tutti questi finanziamenti se poi manca una strategia chiara per diventare competitor globali? A nulla, probabilmente. Alitalia deve tornare ad investire sulle rotte internazionali. L’elevata qualità del personale non può esser sprecata facendo una sterile concorrenza alle compagnie low cost. Tutto ciò difficilmente verrà realizzato con i soldi delle compagnie aeree straniere. Per diventare grandi c’è bisogno di un intervento mirato dello stato.
Salvatore Recupero

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