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Bruxelles comanda, Padoan esegue: c’è l’Ue dietro all’aumento dell’età pensionabile

by Filippo Burla
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Roma, 21 ott – In pensione a 67 anni a partire dal 2019 e, negli anni a seguire, via via fino alla soglia dei 70 anni? Non un “miraggio”, ma una realtà sempre più concreta. E che con la nuova finanziaria, che nella sua fase preparatoria ha visto un deciso confronto in Consiglio dei Ministri fra il titolare del Lavoro, Giuliano Poletti, e quello dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

Terreno di scontro l’automatismo, previsto dalla legge Fornero, di adeguamento dell’età pensionabile verso livelli sempre più elevati. A Poletti, che chiedeva un qualche “aggiustamento” del meccanismo per rivedere al ribasso il costante aumento, Padoan avrebbe opposto invece un deciso diniego. Tanto che poi, nonostante alcune insistenze, si è arrivati ad una sorta di questione di fiducia in seno a Palazzo Chigi e che ci si aspetta potrebbe, a fronte di particolari rimostranze, essere replicata anche in sede Parlamentare.

Perché tutto questo affannarsi? A fronte del silenzio di Gentiloni, che lascia aperta la porta ma per ora non sembra voler intervenire, “Padoan davanti ai colleghi ha spiegato senza sfumature che l’Italia si è impegnata su questo piano con Bruxelles, che lui personalmente si è esposto, che un passo indietro non sarebbe tollerabile”, spiega La Stampa svelando i retroscena della discussione.

Bruxelles ordina, Padoan tace e s’impegna. Questo il sunto della posizione del ministro, che sposa così appieno il sistema messo a punto dalla mai rimpianta Fornero. “È un obbligo di legge. In passato è già avvenuto l’aumento dell’età pensionabile per obbligo di demografia”, ha spiegato il titolare di via XX Settembre ai microfoni del Tg1. Solo una questione di aspettativa di vita, quindi? Nulla di più falso. Da anni il dato in Italia è in calo: 0,2 anni per gli uomini e 0,4 per le donne nel 2015, numeri simili per il 2016 e anche nel 2017 le cose non sembrano migliorare. Come confermato dal presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano (anch’egli Pd), che chiede a gran voce che l’aggiustamento si faccia: “Le proposte che facciamo a Gentiloni sono semplici: considerare il calo dell’aspettativa di vita, registrato inaspettatamente nel 2015, che pare confermato per il 2017, al fine di limitare la prevista crescita di 5 mesi che porterebbe il momento della pensione di vecchiaia dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni”. Ma quando è l’Ue a parlare, anche la statistica può essere piegata.

Filippo Burla

 

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