Roma, 23 apr – L’attuale governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta ha ricevuto la laurea honoris causa in scienze giuridiche, banca e finanza dall’Università degli Studi di Roma Tre. Ma la sua lectio magistralis in occasione del conferimento del titolo si è trasformata nella solita polpetta avvelenata a favore di globalismo e immigrazione.
Il discorso di Panetta
Panetta è stato nominato governatore della Banca d’Italia appena sei mesi fa su proposta del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ma – come gongola Gianni Del Vecchio su Huffington post – “ha dimostrato di non farsi troppi problemi a dire cose scomode per un governo sovranista quando si tratta di disegnare scenari economici”. Se sulla definizione di sovranista per descrivere l’attuale esecutivo avremmo molto da ridire, è comunque vero che un discorso come quello di Panetta ce lo saremmo aspettati più da una Emma Bonino che da un funzionario scelto dal governo. Il punto di partenza del governatore della Banca d’Italia è il quadro di contrasto geopolitico a cui stiamo assistendo, ben lontano dai sogni di pace e prosperità promessi dalla globalizzazione: “Le relazioni internazionali sono oggi messe a dura prova da tensioni e conflitti insorti in molte aree del mondo”. E ancora: “Le dispute geopolitiche, e ancor di più il dramma della guerra, hanno implicazioni che oltrepassano i confini dei paesi coinvolti. Esse generano rischi economici e ostacolano gli scambi internazionali di beni e servizi e i movimenti dei capitali, fino a provocare una frammentazione dell’economia mondiale tra blocchi contrapposti di paesi”.
Perseverare nella globalizzazione nonostante un mondo diviso in blocchi
A pagare di più sono quindi i paesi che più si sono affidati alla globalizzazione e alla sua interconnessione: “L’economia europea è particolarmente esposta alle conseguenze di una frammentazione del commercio mondiale per effetto sia della sua stretta integrazione produttiva e finanziaria con il resto del mondo, sia del suo modello di sviluppo, dipendente dall’importazione di risorse naturali e fondato sulla domanda estera”. Nonostante questo la ricetta salvifica di Panetta è ancora più globalizzazione: “Nel complesso, è evidente la convenienza a preservare un’economia mondiale aperta agli scambi internazionali”. Perlomeno sopravvive un po’ di realismo: “Al tempo stesso non possiamo ignorare i rischi geopolitici e i loro effetti. Dobbiamo considerare la possibilità di trovarci di fronte a ulteriori spinte protezionistiche e a una deglobalizzazione dell’economia mondiale”. Con l’Europa individuata come ancora di salvataggio: “La soluzione è rafforzare l’economia europea lungo tre direzioni principali: riequilibrando il suo modello di sviluppo; garantendo la sua autonomia strategica; adeguando la sua capacità di provvedere alla propria sicurezza esterna e potenziando il suo ruolo nel dibattito internazionale”.
La soluzione al calo delle nascite? Più immigrazione
Le cose peggiorano quando Panetta affronta il tema della crisi demografica: “Molti Stati membri della Ue stanno affrontando la sfida dell’invecchiamento e del calo della popolazione”. La soluzione? Più immigrazione. “Per evitare un forte calo dell’offerta di lavoro e quindi della crescita potenziale dell’economia europea occorre uno sforzo significativo per consentire un ingresso regolare e controllato di immigrati e la loro integrazione nel mercato del lavoro”, da notare l’insistenza sui fattori economici quasi che questi possano davvero sostituirsi a quelli culturali e identitari. Infine, con un certo cerchiobottismo riprende un tema caro anche al governo Meloni, ovvero quello di una gestione europea dell’immigrazione: “La questione dei flussi migratori non può essere affrontata dagli Stati membri singolarmente. Una politica di immigrazione comune a livello europeo è necessaria sia per evitare squilibri tra Stati membri di fronte alla pressione asimmetrica esercitata dagli arrivi massicci da paesi del Sud del mondo, sia per coordinare gli ingressi regolari per motivi di lavoro”.
Michele Iozzino