Mosca, 7 feb – Dopo una rapida visita in Ucraina, i due presidenti che contano in Europa, Angela Merkel e Francois Hollande si sono recati a Mosca ieri per colloqui riservatissimi con il presidente russo Vladimir Putin in merito al rilancio degli accordi di Minsk per la soluzione della crisi ucraina, con esiti definiti “costruttivi” e dai quali dovrebbe scaturire un documento comune, che probabilmente sarà definito nei successivi incontri previsti a Monaco di Baviera, in Germania, già oggi, in occasione della seconda giornata di lavori della conferenza internazionale di sicurezza.
Il carattere quasi “storico” dell’incontro moscovita, che viene dopo giornate durissime per le forze regolari ucraine, con diecimila unità ormai completamente circondate intorno a Debaltsevo, sacca mortale da cui è quasi impossibile, causa i combattimenti in corso, la stessa evacuazione di decine di migliaia di civili, è ben rappresentato da una sibillina dichiarazione del presidente francese Hollande, secondo il quale se non sarà trovato un accordo sull’Ucraina, “noi sappiamo che l’unico scenario non può che essere la guerra“, e da quella altrettanto importante della cancelliera Merkel secondo la quale “se è vero che la soluzione non può essere militare, fornire armi non è la soluzione“, in aperto contrasto con le intenzioni di parte Usa, ribadite ancora ieri dal segretario di stato John Kerry, di approvvigionare il governo di Kiev con armamenti più moderni ed efficaci, eventualità percepita dal Cremlino come una minaccia diretta per la stessa Russia.
Mentre il pendolo della storia oscilla tra la guerra aperta con il coinvolgimento sempre più diretto di Usa e Russia e un timido ma importantissimo spiraglio di pace o almeno di tregua, a noi Italiani può accadere di rimanere colpiti dalle assenze tanto quanto dalle presenze ai tavoli che contano. Tanto da rimpiangere i tempi in cui la storia dei confini orientali dell’Europa veniva decisa anche in Italia grazie ai rapporti privilegiati dell’allora primo ministro Berlusconi con il presidente Putin.
La voce dell’Italia e del suo tanto straripante quanto velleitario presidente del consiglio Renzi è infatti completamente mancata, sia direttamente al tavolo delle trattative sia come peso politico degno di nota, situazione tanto più grave e imbarazzante in quanto proprio il nostro paese ha espresso quello che dovrebbe essere il “ministro degli esteri” europeo, quella “Lady Pesc” Federica Mogherini che finora ha brillato – si fa per dire – solo per la sua assenza da tutti i tavoli che contano.
E c’è da dubitare fortemente che, qualora si arrivasse a un accordo di qualsiasi tipo, gli interessi dell’Italia, duramente colpita dalle contro-sanzioni russe sui prodotti agro-alimentari e, ancora prima, dal fallimento del progetto di gasdotto South Stream, saranno tenuti in alcuna considerazione.
Arrogante in casa, subordinato in Europa: il declino dell’Italia veste Renzi.
Francesco Meneguzzo
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[…] Postato il feb 8 2015 – 4:21pm di Francesco Meneguzzo Tweet Pin It « PREVIOUS | Categorized […]
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