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Di Maio: “Non riconosciamo coalizione di centrodestra. Governo con la Lega o con il Pd”

by La Redazione
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Roma, 5 apr – Luigi Di Maio, al termine del colloquio con Mattarella, rilancia il suo contratto di governo sul modello tedesco. “Un contratto di governo si può sottoscrivere o con la Lega o con il Pd. Questi sono i due interlocutori, è chiaro che sono due soluzioni alternative”. Il leader del Movimento 5 Stelle parla già da premier incaricato e assicura: nessuna intenzione di dividere il Pd o “spacchettare” la coalizione di centrodestra, nonostante “i tre leader e i tre programmi diversi” presentati agli elettori, anche se la Lega di Salvini su alcuni fronti è ovviamente meno distante dalle posizioni dei grillini. “Non vogliamo spaccare la coalizione di centrodestra, ma non riconosciamo una coalizione di centrodestra, perché non solo si sono presentati alle elezioni con tre candidati premier, ma perché si sono preparati alle consultazioni separati. E una di queste forze non riconosce il M5S, perciò ci rivolgiamo alla Lega”, ha detto poi Di Maio ponendo di fatto un veto che continua a dire di non voler porre.
Non abbiamo posto veti a nessuno, abbiamo discusso di temi, ci siamo fatti un’idea di quali potessero essere gli interlocutori per un governo del cambiamento. Dal voto è chiaro che sono emersi tre messaggi: al governo deve andarci chi è legittimato dal popolo; sono stati bocciati i governissimi, i governi tecnici, i governi di scopo; governare per cambiare e non per continuare a sopravvivere; mettere al centro soluzioni e non giochi di Palazzo”. Questa la lettura dello stato dell’arte fornita da Di Maio al termine delle consultazioni al Colle. “Abbiamo detto al presidente Mattarella che sentiamo tutta la responsabilità di esser la prima forza politica, di lavorare il prima possibile per assicurare una maggioranza ad un governo del cambiamento”, ha detto il leader del M5S.
“Come ho ribadito durante tutta la campagna elettorale, abbiamo ottenuto 11 milioni di voti su una posizione ben precisa che abbiamo ribadito al presidente anche sulla politica estera. Con noi al governo l’Italia resterà alleata dell’Occidente nel Patto atlantico, nell’Unione europea e monetaria: è questo l’obiettivo”, chiarisce Di Maio. “Le mie aperture sono sincere, ma voglio anche precisare che rispetto a quello che ho letto in questi giorni io non ho mai voluto spaccare il Pd, mi rivolgo al Pd nella sua interezza perché al di là delle differenze di vedute non ci permetteremo mai di interferire nelle loro dinamiche interne”, ha ribadito Di Maio dopo le consultazioni al Quirinale. “Dopo gli incontri capiremo con chi si potrà sottoscrivere il contratto di governo”, conclude. Per Di Maio, insomma, non esistono alternative a un governo a guida 5 Stelle. Mattarella dovrà trovare la quadra, visto che Salvini chiede un governo del centrodestra, con i 5 Stelle.
Adolfo Spezzaferro

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Angelo Genovese 5 Aprile 2018 - 6:31

Credo Mattarella lavori ad un Governo tra Grillini e PD, così come il cuore dei Cinque stelle batta, anch’esso a sinistra, pur avendo ricevuto consensi non trascurabili dall’elettorato cosiddetto di “destra”, compresi tanti che si definiscono “fascisti”, “mussoliniani” o quant’altro. Questi saranno i “trombati” del loro voto di rivoluzionari abbattitori del sistema, anch’essi votanti dietro il vessillo del “purchè non vinca la sinistra”.
Tornando ai suddetti reggitori delle attuali sorti del Paese, giocano ad elastico per arrivare a questa soluzione di convivenza di fatto. Ovviamente, nel nome dei superiori interessi dell’Italia.
Un’Italia che gran parte di illusi credono ancora “democratica”.
Ricordiamoci che il vetusto marchio d’infamia assegnato come “destino” post-bellico al mondo della “destra” o di coloro che si dichiarano “fascisti” o si dichiareranno tali, soprattutto se coerenti al loro Credo, continua a costituire il timone delle scelte politiche dei rappresentanti veri o impupati del Popolo italiano a trazione “sinistra” e/o, comunque, filo atlantica e mondialista. Aggiungasi che il mandrillo Silvio è ormai inviso anche alla sua area, pur con le cascate di miliardi ed il groviglio reticolare di interessi che lo avvinghiano al sistema, e che la Giovanna d’Arco del sovranismo ritardato (già rodata nelle braccia dei potenti) serve da acquattona del moderatismo della destra più becera e borghese.
Quanto al liquamoso leader leghista, sa bene (e in fondo lo desidera) che non avrà partita vinta.
Pertanto, alla fine di questa giostra primaverile, potrà vedere luce il frutto di questo parto sostenuto da medici ed ostetrici di alta specializzazione. La creatura nascerà dalle radici di un cactus, l’Italia potrà attendere altre stagioni per veder fiorire il ciliegio.

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Cesare 5 Aprile 2018 - 11:18

Questo pischello fighetto Di Maio crede di essere l’unto dal signore e dal popolo.Inoltre Bisignani ha parlato di una lobby gay nel 5 stelle e Sgarbi ha dichiarato che Di Maio è fidanzato con Vincenzo Spatafora, diventato deputato ed ex collaboratore di Rutelli e di Pecoraro Scanio.Se cosi’ fosse (Sgarbi non mi risulta ancora querelato per diffamazione ) e aggiungendoci le sparate di Di MAIO immaginiamoci nelle mani di chi stà il futuro del paese!! E Di Maio dice che è legittimato dal popolo?? Lo ha votato solo il 32% dei votanti che non sono nessuna maggioranza! E’ ovvio che i poteri forti stranieri sono con lui (e il PD) dopo i suoi viaggi senza streaming nè pubblici con esponenti della dittatura finanziaria straniera che non aspettano altro che di finire di comperarsi a 2 lire il paese e soggiogarlo definitivamente.Subito dopo le elezioni Di Maio ha detto “gli investitori (intendeva sopratutto esteri) possono stare tranquilli!E nell’ articolo sopra dice; “Con noi al governo l’Italia resterà alleata dell’Occidente nel Patto atlantico, nell’Unione europea e monetaria: è questo l’obiettivo””.
Insomma siamo in pieno gattopardismo; far credere di cambiare tutto per non cambiare niente e visti gli elementi che erano in società con Casaleggio, tra cui un parente di banchieri centrali che hanno la proprietà privata della moneta, non c’è assolutamente da stupirsi di niente nel atteggiamento assunto da Di Maio

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