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Emendamenti e revisioni al Dl, sull’immigrazione è scontro tra Lega e FdI

by La Redazione
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Roma, 29 mar – Contrasto all’immigrazione troppo morbido (per non dire nullo), di conseguenza uno scontro tra Lega ed FdI diventa più probabile. Il riassunto della questione sta tutto qui, soprattutto dopo il Decreto immigrati approvato dal Consiglio dei ministri a Cutro ormai più di venti giorni fa, il quale da un lato aveva dettato regole più aspre per scafisti e trafficanti, ma dall’altro aveva approvato tolleranze decisamente maggiori sul piano della durata dei permessi di soggiorno e delle richieste di asilo ed accoglienza.

Immigrazione, la possibile spaccatura tra Lega ed FdI

La politica migratoria del governo Meloni finora è stata estremamente deludente, lo sanno tutti tranne chi non vuole vederlo. La delusione è tripla se si pensa che il tema era ritenuto uno dei pochissimi in cui l’esecutivo – pur senza risolvere un problema complesso a 360 gradi – avrebbe per lo meno invertito il trend degli sbarchi. La spaccatura tra i due partiti, di cui – certamente – andrà valutata la reale profondità, almeno in superficie si nota. E non potrebbe essere diversamente, vista la “fama” guadagnata negli anni dal Carroccio proprio sulle politiche migratorie. Così i ventuno ementamenti al Decreto immigrazione che la Lega ha presentato non possono essere visti in altro modo se non con un possibile attrito con FdI. Soprattutto se si pensa che 15 di essi parlano proprio di contrasto alla clandestinità mentre soltanto  6 si interessano di “migliorare l’integrazione dei cittadini stranieri sul nostro territorio”. Per il resto le richieste di revisione prevedono “una stretta sui richiedenti asilo con riformulazione della protezione speciale, interventi su riduzione o revoca dell’accoglienza e permessi di soggiorno, aggiornamento del periodo di trattenimento nei Cpr”. Questi ultimi punti sono l’opposto del Dl, che proprio sui permessi di soggiorno si dimostrava non solo tollerante, ma addirittura estensivo (per la durata e le modalità di richiesta).

Un Carroccio in caduta libera che tenta una risalita

Sul campitombolo della Lega nei sondaggi dall’ormai remoto 2019 e quel 34% di consensi alle europee si è parlato tanto, specialmente negli ultimi mesi. Il partito guidato da Matteo Salvini, almeno ufficialmente, non può permettersi un totale avallo della politica a fortissime tinte “accoglienti” tenuta dal governo e di fatto anche dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Le intenzioni di voto ci raccontano di un partito in crescita dei consensi ma ancora lontano dal “muro” del 10%, a fronte di un partito guidato da Giorgia Meloni ancora sopra il 30%. Il leader del Carroccio è in una fase di evidente imbarazzo: pubblicamente parla di “Italia sotto attacco”, ma sa perfettamente che il flop dell’esecutivo contro la clandestinità potrebbe travolgerlo direttamente. Facendolo andare, se è possibile, ancora più giù nella scala dei consensi. Una scenetta? Può darsi. In ogni caso, che ci sia un segnale da dare appare difficilmente contestabile.

Alberto Celletti

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