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Euro e Ue, dietrofont di Salvini: "Non vogliamo uscire da niente" (Video)

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 10 dic – Matteo Salvini punta tutto sulle europee per cambiare l’Unione europea. Ormai appaiono lontani i tempi in cui, cavalcando euroscetticismo e spinta sovranista, il leader della Lega parlava di uscire dall’euro e dall’Ue.
A Mezz’ora in più su Rai 3, intervistato da Lucia Annunziata, ieri il vicepremier è stato chiaro: “Noi non vogliamo uscire da niente, vogliamo stare dentro e cambiare le regole dell’Ue che colpiscono tanti, è come un’assemblea di condominio dove l’amministratore fa il furbetto. Io non sfascio il condominio ma cambio l’amministratore“.
Insomma, l’Italia resta dentro l’Ue, a pagare le rate (salatissime) del condominio, con l’auspicio che a maggio 2019 cambi la mappa dell’Europarlamento, con una forte affermazione del cosiddetto Fronte della libertà, in cui confluiranno i movimenti sovranisti come la Lega e Rassemblement national di Marine Le Pen.
Salvini ha citato più volte la rivolta dei gilet gialli che imperversa in Francia, per giustificare il dialogo del governo gialloverde con Bruxelles. “Qualcuno vuole che anche da noi ci siano scene come a Parigi? No, io voglio intervenire: sulle imprese, sui poveri, con una manovra equilibrata. Mi rifiuto di pensare che, con quello che sta succedendo, per uno zero in più o in meno qualcuno pensi a sanzioni, a commissariamenti”.
“In piazza ci sono i dimenticati… noi nella manovra siamo partiti proprio dai dimenticati, siamo ripartiti dai sindaci, dai piccoli, qualcuno prima di me si occupava dei grandi”, spiega Salvini.
Il vicepremier poi attacca il presidente francese: “Macron è stato visto come il campione dell’europeismo da mettere in contrasto a Salvini, e così ha fatto, sui migranti e altro. La storia è che se avesse pensato di più ai francesi e non all’Italia avrebbe meno problemi“.
Sul fronte del braccio di ferro con l’Ue per la legge di Bilancio, i toni ormai sono moderati. “Si cresce si cambia si ascolta e si migliora. E’ una fase in cui prevalgono buon senso e concretezza”.
Resta da capire come il leader della Lega intenda conciliare la spinta sovranista e populista (che di certo è in gran parte euroscettica) con la volontà di trovare la quadra rispetto ai diktat Ue. Quando Salvini dice che non bisogna attaccarsi agli “zero virgola” sta mettendo le mani avanti rispetto a quando il governo abbasserà il deficit inizialmente fissato al 2,4% in manovra e che la Commissione europea vuole sotto il 2.
Per il resto, il vicepremier continua a condurre la partita interna alla maggioranza, spiazzando continuamente l’alleato a 5 Stelle. “Io sono favorevole alla Tav“, dice in aperto contrasto con i “militanti” del M5S. Si pone da premier, al posto del titolare Conte, e incontra Confindustria (Boccia lo ringrazia: “Finalmente ascoltati”), arriva dall’Annunziata e si smarca pure dal taglio fino al 40% delle pensioni d’oro, annunciato nei giorni scorso dall’alleato Di Maio. E lancia la sua controproposta: “Bloccare l’adeguamento alle pensioni exra-ricche, quelle almeno dai 5mila euro in su, non coperte dai contributi. La via più giusta è questa”. La contrapposizione con i 5 Stelle è evidente. Guardando alla Francia, ha ribadito: “Non esiste tartassare chi ha auto a benzina“.
La partita di Salvini è in vista delle europee, dove intende capitalizzare i consensi. Ma il punto è proprio questo: come ci arriverà alle elezioni di maggio prossimo? Come nuovo leader dei moderati non di sinistra? Non doveva fare l’alleanza sovranista con la Le Pen, Orban e Kurz?
C’è il rischio che per tenere buona l’Ue, pronta a infliggerci la procedura d’infrazione, che per tentare di cambiare l’amministratore di condominio, stando quindi alle regole di Bruxelles, l’Ue diventi la sua (oltre che la nostra) prigione.


Adolfo Spezzaferro

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