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Funivia Mottarone, il caposervizio: “Ho messo io il forchettone, l’ho fatto altre volte”

by Adolfo Spezzaferro
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Stresa, 29 mag – “Ho messo io il forchettone, l’ho fatto anche altre volte“: Gabriele Tadini, il caposervizio della funivia del Mottarone, lo ammette anche durante gli interrogatori di garanzia in corso nel carcere di Verbania. Un’ammissione totale di responsabilità per la tragedia di domenica, in cui hanno perso la vita 14 persone. Il forchettone ha impedito ai freni di emergenza di bloccare la cabina che è precipitata nel vuoto dopo che si è spezzata la fune, a quanto pare perché ha ceduto la cosiddetta testa fusa. La fune si sarebbe consumata poco alla volta con i vari fili di acciaio che mano a mano si sarebbero sfilacciati cedendo infine domenica scorsa.

Funivia Mottarone, il direttore di esercizio nega: “Non sapevo del blocco ai freni”

Sempre durante il confronto con la gip del tribunale di Verbania, Donatella Banci Bonamici, il direttore di esercizio della funivia Stresa-Mottarone Enrico Perocchio dal canto suo ha negato di essere a conoscenza della decisione di Tadini. “Non sapevo del blocco dei freni, non ne ero consapevole”. Oggi sarà sentito anche Luigi Nerini, proprietario di Ferrovie del Mottarone. La procura di Verbania considera Tadini, Perocchio e Nerini i tre responsabili a vario titolo del tragico schianto della cabina di domenica.

Il caposervizio: “Non sono un delinquente. Non avrei fatto salire persone se avessi pensato che fune si spezzasse”

Il caposervizio della funivia ha ammesso di aver messo il forchettone anche altre volte in passato e ha spiegato che le anomalie manifestate dall’impianto non erano collegabili alla fune che si è spezzata causando il tragico incidente. Inoltre ha escluso collegamenti tra i problemi ai freni e quelli alla fune. “Non sono un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse“, ha detto Tadini alla gip. Grazie alla conferma della confessione, la difesa spera di ottenere gli arresti domiciliari per Tadini. “Il mio assistito è distrutto, sono quattro giorni che non mangia e non dorme, il peso di questa cosa lo porterà per tutta la vita. È morta gente innocente, potevano esserci il figlio di Tadini o il mio”, ha detto l’avvocato Perillo.

Perocchio: “Usare forchettone scelta scellerata di Tadini”

Perocchio ribadisce di non essere stato informato della decisione di Tadini. “Non salirei mai su una funivia con ganasce, quella di usare i forchettoni è stata una scelta scellerata di Tadini“. Secondo il suo avvocato “è chiaro che se la funivia del Mottarone chiude per manutenzione l’ingegnere Perocchio non perde denaro ma dorme su otto cuscini”. Il legale ha dichiarato che il suo assistito è “incredulo e inebetito” e che per lui ha chiesto la libertà.

Chiesta convalida del fermo e di custodia in carcere

Per il procuratore Olimpia Bossi e il pm Laura Carrara, presenti agli interrogatori, che hanno chiesto per tutti la convalida del fermo e di custodia in carcere, la scelta di Tadini, come da lui stesso chiarito, sarebbe stata avallata per motivi economici dal gestore Nerini e da Perocchio. Sì perché dopo mesi di chiusura, fermare nuovamente l’impianto per sistemare il malfunzionamento dei freni avrebbe comportato una perdita di soldi. Motivo per cui i freni sono stati disattivati, sulla pelle di 14 vittime. Unico superstite alla strage, un bimbo di 5 anni, ricoverato in ospedale. Quindi anche Perocchio, nonostante neghi, sarebbe stato a conoscenza della decisione di Tadini.

Domani giornata di lutto in tutto il Piemonte

Per domani la Regione ha proclamato una giornata di lutto in tutto il Piemonte. Il decreto firmato dal presidente della Regione, Alberto Cirio, invita la popolazione a osservare un minuto di silenzio alle 12 e gli enti pubblici piemontesi a unirsi nella manifestazione del cordoglio a una settimana dall’incidente. “Nulla può lenire il dolore, ma sentiamo il bisogno di ricordare in un modo solenne coloro che hanno perso la vita in questa follia. Il Piemonte non smetterà mai di stringersi alle loro famiglie e al piccolo Eitan”, afferma il governatore Alberto Cirio. Negli uffici regionali, il Tricolore e la bandiera della Regione Piemonte, insieme a quella Ue, saranno esposte a mezz’asta.

Adolfo Spezzaferro

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