Roma, 10 mag – Dopo oltre 60 giorni di stallo, stamane i tempi della politica sono nettamente diversi: Luigi Di Maio e Matteo Salvini sono già alla Camera per dare il via al tavolo per la nascita del governo M5s-Lega. I due leader, arrivati di prima mattina a Montecitorio, da oggi saranno al lavoro sui punti del contratto di governo e sui nomi dei ministri e del premier.
Sì perché ieri sera alla fine è arrivato il passo di lato chiesto per mesi a Silvio Berlusconi. Poco prima che scadesse l’ultimatum di Mattarella – il quale aveva già pronto un governo tecnico dai imporre agli elettori – il leader di Forza Italia ha dato il licet: il governo Lega-Movimento 5 Stelle si farà.
Forza Italia non voterà la fiducia, sia chiaro, ma non ostacolerà la nascita dell’esecutivo. Come è noto, il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio aveva posto il veto: niente Cav nel governo; di rimando, il capo politico della Lega, Matteo Salvini, ha sempre affermato che non avrebbe spaccato il centrodestra. Alla fine si è trovata la quadra: ora resterà da capire il “prezzo” fissato da Berlusconi, in termini di programma di governo e poltrone.
Ieri Di Maio ha annunciato: “Mi fa piacere che abbia prevalso la responsabilità. È un momento importante. Domani ho intenzione di incontrare Matteo Salvini, iniziamo dai temi poi i nomi. La cosa importante è il contratto di governo, ci sono soluzioni che gli italiani aspettano da 30 anni”. Sulla stessa linea Salvini, che dopo aver ringraziato Berlusconi, ha sottolineato che “come promesso, stiamo lavorando fino all’ultima ora per far nascere un governo fedele al voto degli italiani. Tenuta salda per lealtà e coerenza l’unità del centrodestra, rimane da lavorare su programma, tempi, squadra e cose da fare. O si chiude veloce, o si vota”.
Dal canto suo, Berlusconi ha impostato così la questione: se la Lega intende assumersi la responsabilità di fare un governo con i 5 Stelle, non “saremo certo noi a porre veti o pregiudiziali”, ma non voteremo la fiducia. In pratica dà il via libera a un esecutivo giallo-verde con l’astensione responsabile dei suoi parlamentari. “Valuteremo in modo sereno e senza pregiudizi l’operato del governo che eventualmente nascerà, sostenendo lealmente, come abbiamo sempre fatto, i provvedimenti che siano in linea con il programma del centrodestra”. In questo modo, quindi, l’ex premier, con un’abile mossa, rimpalla agli altri l’eventuale esito negativo della trattativa di governo: ora non è più lui il responsabile dell’impasse politica. “Se invece questo governo non potesse nascere – scrive infatti nella nota – nessuno potrà usarci come alibi di fronte all’incapacità – o all’impossibilità oggettiva – di trovare accordi fra forze politiche molto diverse. Di più a noi non si può chiedere, anche in nome degli impegni che abbiamo preso con gli elettori”.
Per giunta, Berlusconi mantiene unita la coalizione: “Tutto ciò – prosegue la nota – non segna la fine dell’alleanza di centrodestra: rimangono le tante collaborazioni nei governi regionali e locali, rimane una storia comune, rimane il comune impegno preso con gli elettori. Continuiamo a lavorare per tornare a vincere, ma soprattutto perché torni a vincere l’Italia”.
I passaggi ora sono quelli annunciati: contratto di governo con punti in comune tra Lega e 5 Stelle, successivamente si dovrà trovare l’intesa sui nomi dell’esecutivo. Il nodo principale resta individuare una figura condivisa per la presidenza del Consiglio mentre per i due leader si prospettano incarichi in ministeri “pesanti”: a quanto pare Salvini andrà all’Interno e Di Maio agli Esteri.
I punti di contatto sono pochi ma cruciali, come riporta Repubblica: reddito di cittadinanza, detassazione per le imprese, legge Fornero, immigrazione.
Per quanto riguarda il primo punto, il reddito di cittadinanza, dovrebbe delinearsi come una misura a sostegno del reddito nel momento in cui si cerca lavoro e dovrebbe andare di pari passo con la riforma dei centri per l’impiego.
Il secondo punto dovrebbe riguardare le misure per le imprese: si va verso una forte detassazione. Qui Salvini e Di Maio sembrano già essere d’accordo, con il leader del M5s che nel corso della campagna elettorale aveva parlato di misure “shock”, ispirandosi al modello di quella di Donald Trump negli Stati Uniti.
Si passerà poi alla legge Fornero: in campagna elettorale si era parlato di cancellarla; ora, per preservare i conti dell’Inps, è molto più probabile che si parta solo con alcune modifiche.
Poi sarà la volta di uno dei cavalli di battaglia della Lega e su cui invece si trovano posizioni più altalenanti da parte dei grillini: il contrasto dell’immigrazione, che entrambi i partiti legano alla questione sicurezza. Su questo fronte è probabile che il M5S, dopo una fase più “morbida” durante la campagna elettorale, si allinei con il Carroccio andando a chiedere il controllo delle coste e il blocco degli sbarchi.
Ora veniamo a ciò che più preme a Berlusconi: il conflitto di interessi e norme anticorruzione più stringenti. Questi due “tormentoni” dei grillini verranno edulcorati o addirittura spariranno dal programma, almeno per adesso? Magari è su questi due fronti che il leader di Forza Italia si sta giocando la partita. Cos’altro Di Maio sarà disposto a “perdonargli” lo scopriremo presto. Intanto il Cav passa per salvatore della Patria, perché ci risparmia dal governo tecnico e dal ritorno alle urne.
Adolfo Spezzaferro
Governo: dopo il licet del Cav, Salvini e Di Maio già al lavoro sul programma
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2 comments
[…] L’articolo Governo: dopo il licet del Cav, Salvini e Di Maio già al lavoro sul programmaproviene da Il Primato Nazionale. […]
Ai 2 nuovi Leader servono tantissimi soldi, sia Salvini che Di Maio dovrebbero mettere la faccia in una campagna pubblicitaria martellante per ordinare di pagare le tasse. Conosco persone che votano sia l’uno che l’altro per cambiare l’Italia e poi non fanno lo scontrino allora, per coerenza, vuoi il cambiamento ? Tu devi essere il cambiamento e fai lo scontrino ecc… (Una campagna senza attori ma direttamente con i 2 leader)
Attenzione al primo trabocchetto politico che già è all’orizzonte, La ragazza pakistana Sana ed i suoi macellai. Quando i media parlano dei macellai e la pena di morte hanno la voce piagnucolosa, significa che vi spingeranno per riportare i macellai in Italia dove la pena non è certa. Coerentemente col voto delle ultime elezioni il nuovo Governo deve disinteressarsene in quanto i macellai si trovano nel posto più giusto per essere giudicati e puniti, il loro Stato di origine etnica e di formazione culturale. Che siano le sinistre coi loro soldi e le loro ong. a spenderci il tempo .