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Governo, "missione impossibile" per Casellati. I 5 Stelle guardano già al Pd

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 19 apr – Il mandato esplorativo della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati è una “missione impossibile“. Come ampiamente previsto, l’incarico affidatole dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella di verificare entro venerdì l’esistenza di una maggioranza tra il centrodestra e il M5s è un buco nell’acqua. Perché il muro contro muro resta insormontabile.
Luigi Di Maio, leader dei 5 Stelle, non solo ha ribadito che il veto su Silvio Berlusconi e Forza Italia al governo rimane ma anzi ha invitato il capo politico della Lega, Matteo Salvini, a spaccare, entro la fine della settimana, quella coalizione di centrodestra che il pentastellato liquida come “artifizio elettorale”.
“Noi – sentenzia Di Maio – siamo insieme alla Lega le uniche due forze che non si pongono veti a vicenda. Qui non è ‘comandiamo noi o niente’, Salvini deve comprendere l’importanza di un contratto di governo che può dare alla Lega e a Salvini di fare le cose che hanno sempre promesso. Salvini deve fare una scelta e il tempo è poco“.
Dal canto suo, il leader della Lega ai colloqui con l'”esploratrice” Casellati non si è nemmeno presentato, e da Catania – dove ha iniziato la campagna per le amministrative – ha replicato a Di Maio che non rompe con Forza Italia perché “è leale con gli elettori”. “Di Maio continua a dire io, io, io – punta il dito Salvini – Vuol dire che non vuole fare il governo, o che ha un accordo col Pd“. “Il prossimo giornalista – rincara la dose – chieda a Luigi Di Maio ‘senti ma tu sei disponibile come ha fatto Matteo Salvini a fare un passo a lato, pur di far partire il governo?’. Se vi dirà di no è perché vuole fare il premier e allora non sa stare al mondo”.
Insomma, niente di nuovo. Ad eccezione dell’apertura di Berlusconi proprio nei confronti di chi lo ostracizza: “Forza Italia non mette veti sul M5s“, ha detto. Ma non è bastato: i pentastellati non cedono.
Oggi ci sarà il secondo giro di colloqui della Casellati (e stavolta Salvini sarà presente), ma l’impressione è che la presidente del Senato non riuscirà a sbloccare l’impasse.
Tanto che il leader della Lega già guarda alla prossima settimana: “Lasciamo nelle mani del presidente della Repubblica la possibilità di dare una sveglia a chi sta impedendo la nascita del governo. Nessuno la tiri in lungo. Io non ho bisogno di una settimana per dire che gli italiani hanno votato in modo chiaro un mese fa. La domanda è, sono tutti disposti a evitare ambizioni personali, oppure no? Se la risposta è sì, allora si lavora. Se Di Maio pensa di fare un accordo con Lega e lui fa il presidente del consiglio, allora pensa che io ho scritto Jo Condor in fronte”.
Allo stato attuale, Mattarella potrebbe cambiare sponda e incaricare il presidente della Camera Roberto Fico per verificare una possibile intesa 5 Stelle-Pd. Soluzione che tradirebbe la volontà elettorale – anche nei sondaggi il governo M5S-Lega è il più accreditato – ma permetterebbe di evitare lo spauracchio del voto.
Il veto di Di Maio, ribadito persino dopo l’apertura di ieri di Berlusconi, significa soltanto una cosa, politicamente: l’accordo con il Pd è il vero obiettivo dei 5 Stelle.
Proprio stamattina infatti il capogruppo 5 Stelle al Senato, Danilo Toninelli, ha aperto ai dem: “Non faremo mai alleanze con Berlusconi, che ha fatto fallire il Paese. Al Pd invece proponiamo di sederci al tavolo per scrivere un contratto di governo. Spero che i dem facciano un passo avanti, credo che i veti diventeranno qualcosa di diverso“.
A quel punto, con un governo a tutti gli effetti di centrosinistra (con magari di volta in volta l’appoggio esterno di LeU sul programma), l’esito del voto in Friuli (vittoria della Lega) o nel Molise (vittoria dei 5 Stelle, dove però Berlusconi ci ha messo di nuovo la faccia) non muterebbe lo scenario: il centrodestra sarebbe fuori dai giochi. E Mattarella non ha alcuna intenzione di dare la possibilità a Salvini o a Di Maio di perseverare nelle schermaglie rafforzati dalle urne.
Fari puntati quindi sul Pd (Martina e non solo scalpitano per andare al governo) e sui renziani (se non sullo stesso ex premier, fautore dell’opposizione a oltranza). I dem potrebbero davvero fare la differenza, a questo punto. Anche perché, se il Presidente chiama non ci si può tirare indietro (e con la responsabilità di dare un governo a Mattarella e al Paese, Matteo Renzi salverebbe la faccia).
Adolfo Spezzaferro

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1 commento

picche 20 Aprile 2018 - 8:53

L’unica persona con il portamento e un curriculum degno di una poltrona in parlamento è la Casellati, gli altri danno l’idea di essere decisamente fuori luogo. Questo movimento politico di rigurgito quando inizierà a esalare i suoi odori acidi finirà il suo scopo ultimo, ossia richiedere al popolo di guardare con occhi nuovi alla politica.

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