Roma, 5 dic – La Cina allenta decisamente sulle restrizioni contro il Covid? Se non altro il governo dimostra di reagire in modo preoccupato allo scoppio delle proteste avvenuto la scorsa settimana in tutto il Paese. Negli ultimi giorni calano le chiusure e vengono eliminati anche alcuni tamponi obbligatori fino a poco fa, come riporta anche l’Agi.
Cina e Covid: riaprono i negozi e scompaiono alcuni tamponi
La Cina allenta sulle norme sanitarie contro il Covid ed è più di un indizio. Lo fa permettendo a molti negozi di riaprire, essendo meno rigorosa sui test molecolari, allentando in generale le restrizioni in diverse città, tra cui Pechino e Shangai. Nella capitale gli esercizi commerciali prima bloccati nei fine settimana considerati troppo “affollati” adesso riaprono. Finalmente, i cittadini possono utilizzare i trasporti senza esibire un test negativo ottenuto da meno di 48 ore. A Shangai viene eliminato il tampone per l’accesso a luoghi pubblici come i parchi. Il tutto dopo lo scoppio di proteste le quali, probabilmente, hanno messo il Partito in una situazione di oggettivo imbarazzo. I mercati, intanto, reagiscono positivamente: la borsa di Hong Kong fa registrare un +3% nelle prime contrattazioni.
I timori di Pechino
Come avevamo analizzato la scorsa settimana, in occasione delle prime proteste cinesi contro le restrizioni governative, è molto probabile che il governo di Pechino sia preoccupato di estensioni eccessive delle proteste e di mantenere – quindi – meno autorità a livello politico. Da qui una linea “ammorbidita” che risulta anche strategica, in un contesto sociale profondamente mutato rispetto a quello che sussisteva ad Oriente tanti decenni or sono. La politica “zero Covid” potrebbe essere al capolinea. Troppe proteste e troppi trambusti, in una dozzina di città, ma soprattutto notevole energia nelle stesse. Da lì il riconoscimento del presidente Xi Jinping che dichiara ufficialmente quanto Omicron sia meno letale e possa aprire la strada a “una maggiore flessibilità nelle restrizioni”, per usare le parole di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo in visita in a Pechino la scorsa settimana.
Alberto Celletti