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La Ue boccia la manovra: "Inadempimenti gravi, deviazioni senza precedenti"

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 19 ott – Alla fine, come ampiamente previsto, la Ue ha bocciato la manovra del governo gialloverde. Da parte dell’Italia c’è stato un “inadempimento particolarmente grave rispetto agli obblighi di politica di bilancio previsti dal Patto di Stabilità e Crescita“. È quanto si legge nella lettera della Commissione Ue che il commissario agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, ha recapitato brevi manu al ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
Una lettera dai toni apocalittici, in cui si parla di una “deviazione senza precedenti nella storia”. Il tutto per la decisione del governo italiano di alzare il deficit al 2,4% per il 2019.
Ma non finisce qua. La decisione del governo italiano di pianificare “un’espansione fiscale vicina al 1% di Pil, contro l’aggiustamento di bilancio raccomandato dal Consiglio dell’Unione europea, e la dimensione della deviazione (un divario di circa l’1,5% del Pil) sono senza precedenti nella storia del Patto di Stabilità e Crescita”, scrivono il vicepresidente Ue Valdis Dombrovskis e Moscovici.
“Con il debito pubblico dell’Italia a circa il 130% del Pil, la nostra valutazione preliminare indica anche che i piani dell’Italia non assicurerebbero il rispetto con il criterio di riduzione del debito concordato da tutti gli Stati membri“. La Commissione ricorda che gli impegni presi in passato dall’Italia (dall’austerità montiana fino a Gentiloni, per capirci) avevano permesso al Paese di evitare la procedura di infrazione. Procedura che molto probabilmente scatterà ora.
“L’aumento delle spese e la decisione di portare il deficit al 2,4% resta oggetto di preoccupazione per la Commissione e per gli altri Stati membri ed è per questo che sono venuto qui a discuterne”, ha detto Moscovici a Roma, incontrando Tria. “Non si può dire che la Commissione Ue sia contro l’Italia: è e resta accanto all’Italia. L’Italia è trattata come gli altri Stati membri. La Commissione Europea non è avversario dell’Italia: vigila, è l’arbitro che non è popolare ma fa rispettare le regole del gioco. In questo periodo delicato ci sono dei disaccordi ma dobbiamo restare in un clima sereno. Sono qui con una lettera per il ministro Giovanni Tria e aspetto pazientemente la sua risposta”.
“Speriamo di avvicinare le nostre posizioni con l’Ue”, ha detto Tria dopo l’incontro con Moscovici, “Oggi si apre quello che abbiamo definito un dialogo costruttivo partendo da punti di vista diversi. Riteniamo di dover approfondire le nostre spiegazioni e le ragioni della nostra politica e di far conoscere meglio alla Commissione le riforme strutturali che porteremo avanti con la legge di Bilancio e di poter avvicinare speriamo le nostre posizioni”.
In ogni caso, Moscovici ha dato tempo al governo Conte fino a lunedì per rispondere delle “deviazioni senza precedenti” che preoccupano Bruxelles. E al di là delle frasi di rito e della diplomazia di facciata, l’Ue è intenzionata e pronta a colpirci duramente.
Perché la questione è politica, prima che economica. Perché il governo gialloverde è espressione di quell’euroscetticismo che sta montando sempre più e soprattutto incarna talune istanze sovraniste e populiste che vanno contro i tecnocrati di Bruxelles.
Adolfo Spezzaferro

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3 comments

Cesare 19 Ottobre 2018 - 10:51

Quello che questi burocrati non eletti da nessuno chiamano patto di stabilità e crescita in realtà è un patto di poverta’ e decrescita.Oramai sono anni che vanno dicendo che lo stato deve sparire dallì’ economia,prendere tutti i soldi dei popoli e lasciare ogni bene pubblico e privato in mano ai loro burattinai oligarchi.Sono molto impauriti dalla manovra italiana perchè dimostrerà che produrrà crescita e quindi svelerà le loro menzogne.Sono bene appoggiati dalla finanza in questi giorni che stà facendo salire lo spread tramite la vendita dei titoli del debito pubblico,forse anche con operazioni allo scoperto, cioè senza che chi venda nemmeno possieda i titoli!.E’ un vecchio sistema degli usurai per abbattere mercati e stati e guadagnare miliardi con il crollo programmato di borse e titoli.Dopo la crisi del 2008 non si è nemmeno vietata tale pratica criminale poichè torna molto utile per spolpare intere popolazioni

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riccardo 19 Ottobre 2018 - 10:59

E’ la resa dei conti , o si cede o si lotta , non ci sono altre alternative , in entrambi casi , ci sara’ “spargimento ” di sangue , se si cede , e’ finita la speranza , siamo e saremo una nazione di servi …se si decide di lottare bisogna essere decisi e pronti a immani sacrifici .
e’ il momento di tirare fuori le palle , la lettera dell’ UE andrebbe rispedita al mittente dopo essersi puliti il culo .

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Giorgio 19 Ottobre 2018 - 11:52

Una cosa appare certa: non è vero che la nostra Nazione è trattata in modo equo e come le altre; questa considerazione non nasce da vittimismo ma dalla constatazione che da quando l’Italia è stata riunita con il Risorgimento ha quasi sempre subito un trattamento diverso, con veti incrociati, alleanze di comodo, trattamenti di sfavore e vittorie “mutilate”.
Ora le guerre e pressioni sono fatte con le sanzioni, i ricatti e la creatura ibrida -paradossale con una pseudo moneta unica- detta spread. Ma guardando indietro già negli anni trenta le sanzioni (imposte dai piu’ grandi colonizzatori e sfruttatori dell’epoca …).
La guerra economica era un sistema per cercare di distruggere uno Stato. Va’ detto che nell’ipotetico caso che l’Italia avesse vinto l’ultima guerra, il ministro delle Finanze della Germania aveva già in cantiere una specie di nonno dell’euro che probabilmente avrebbe posto delle catene ancora piu’ gravi e vincolanti di quello attuale, con lo scopo politico di soffocare sostanzialmente la nostra lira ed economia e renderla, in caso avessero vinto, succube del biondo alleato (ora la Merkel ha in ritardo provveduto …).
Sicuramente l’Italia non è esente in assoluto di responsabilità ma è difficile non vedere una trasversale e continua operazione di sabotaggio e misure differenti nei confronti del nostro Paese.
Forse sarebbe davvero opportuno uscire da tutte le “alleanze” e cercare di ricostruire un ruolo diverso che sfrutti l’occasione anche geografica di ponte nel cuore del mediterraneo e che vada ad attingere alle radici di questa Nazione senza piu elemosinare o tentare di inseguire ed imitare altre Nazioni europee.

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