Roma, 7 mar – Gli ultimi giorni mi pare passano essere condensati in una locuzione: sempre più in basso. O, se preferite, sempre peggio. Non saprei trovare formula più icasticamente espressiva del declino in cui ci troviamo. E che non accenna a interrompersi.
Intanto le giubbe gialle anche nel fine settimana scorso sono scese in piazza contro il mondialismo capitalistico. A dire di no a Macron e agli euroinomani di Bruxelles, ai globocrati senzāanima e alle leggi del capitale cosmopolitico. Ma da noi non se ne parla.
La servile laudatio di Fazio a Macron
Da noi v’ĆØ il cantore ditirambico del pensiero unico politicamente corretto, Fabio Fazio, in prima serata che intervista il turboglobalista Macron, il ligio servitore delle Ć©lite capitalistiche sans frontiĆØres, colui che reprime nel sangue le giubbe gialle (in nome del progresso e della democrazia, sia chiaro). E, ovviamente, Fazio non gli chiede dei finanziamenti giunti da Soros e Rothschild, della repressione nel sangue delle giubbe gialle, degli sconfinamenti di Bardonecchia, del colonialismo economico gallico in Africa. No.
Una laudatio in prima serata, emblema di un lirico ruere in servitium, come lāavrebbe apostrofato Tacito. Emblema della civiltĆ ben descritta da Pasolini, ove la civiltĆ dei consumi ci costringe quotidianamente allāumiliazione e alla più gretta volgaritĆ .
La piazza di Milano tra tamburi, arcobaleni e rasta
E, poi, naturalmente vāĆØ la piazza di Milano, nel fine settimana. Tamburi, arcobaleni e rasta. Ecco l’idea di cultura e integrazione dei pecoroni cosmopoliti scesi in piazza a Milano in nome dellāantirazzismo (in assenza di razzismo). Altro che ābagno di umanitĆ ā, come lāhanno appellato. Ć bagno di ignoranza nel nichilismo, a beneficio, more solito, della classe dominante. Che dagli hub dell’innovazione e dalle societĆ off shore ringrazia. Quasi incredula di vedere gli schiavi che scendono in piazza per difendere le proprie catene. Un capolavoro del potere.
Dopo la civiltĆ omerica e quella cristiana, dopo l’illuminismo e il romanticismo, ecco come morirĆ l’identitĆ dell’occidente. Con il modello fintamente multiculturale dei tamburi e degli arcobaleni. Un raccapricciante bagno di ignoranza e di centrifugazione nichilistica delle identitĆ , una subcultura vacua per masse ālogotomizzateā di individui che confondono la libertĆ etica di un popolo con la liberalizzazione individualistica dei consumi e dei costumi: libero spinello e abbattimento di ogni autoritĆ , di modo che la merce circoli libera onnidirezionalmente.
Le sinistre al servizio del padronato cosmopolitico
Il tutto in nome dellāantirazzismo in assenza di razzismo. Che ĆØ, de facto, l’ennesimo alibi delle sinistre e dei loro militonti per non essere anticapitaliste in presenza di capitalismo. Per essere efficiente servitrici del padronato cosmopolitico, per poter seguitare a legittimare il massacro nel sangue delle classi lavoratrici in nome del mercato e del āce lo chiede lāEuropaā.
L’ha detto, vox clamantis in deserto, Beppe Grillo. Ed ĆØ stato linciato dai soloni del pensiero unico politicamente corretto ed eticamente corrotto, i cani da guardia del potere tecnocapitalistico a guinzaglio cortissimo. E mentre i militonti fucsia e arcobaleno, con ebete candore da anime belle di hegeliana memoria, fanno i cuoricini con le manine in piazza a Milano (confondendo āIl Capitaleā di Marx con āGomorraā del bardo cosmopolita), gli stessi globalisti che li hanno mobilitati in piazza si adoperano per togliere loro gli ultimi diritti sociali superstiti e per sottoporli alla usuale macelleria sociale.
I “militonti” vittime dei loro stessi padroni
Eccoli, dunque, i militonti, che ancora non hanno capito che l’emergenza razzismo ĆØ un’invenzione dei padroni del discorso, che la usano come arma di distrazione e di divisione di massa. Per dividere gli oppressi tra bianchi e neri e per spostare l’attenzione dalla contraddizione economica realmente esistente a quella razzista realmente inesistente. Obiettivo? Sempre lo stesso. Renderci sempre più schiavi e prevenire le rivolte. Fare di noi una massa di subalterni, una plebe senza dignitĆ nel quadro del cosmomercatismo no border. Una massa di utili idioti coi rasta giamaicani e i tamburi africani, che nulla sanno della Giamaica e dell’Africa ma che hanno appreso benissimo a odiare la propria cultura e la propria provenienza storica.
La tragicommedia delle primarie del Pd
E poi, naturalmente, le āprimarie del Pdā. Uno spettacolo tragicomico. Ancora i militonti, in fila per le primarie del Pd a votare i loro carnefici, che al servigio della classe dominante globalista li massacreranno in nome dei mercati e dello spread. Mentre li vediamo in coda, in maniera pecoresca, non possiamo trattenerci dal canticchiare: “O partigiano, portali via!”
E intanto Zingaretti già si mobilita per compiacere la classe dominante cosmopolitica, per segnalare in modo forte e chiaro che non vi sarà discontinuità . Che la servitù del Pd verso i dominanti resterà stabilmente la stessa.
Diego Fusaro
4 comments
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Che dire … tranne la parola “ditirambico” che neanche in sogno l’avrei associata a Fazio, la consueta analisi lucida del pensiero “liberal” al servizio di un elite finanziaria e mondialista.
Come sempre un’analisi lucida, serena ed inoppugnabile della realtĆ contemporanea. Oramai l’unico lessico consentito in luoghi e spazi pubblici costringe e convoglia ogni discorso in una predeterminata direzione. Sarei felice leggere una disamina del dott. Fusaro in merito.
Fusaro parla e dice cose giuste, o perlomeno assai verosimili e condivisibili. Le dice con “paroloni”? Non direi. Usa termini d’italiano forbito, al netto di neologismi comunque calzanti (cos’ĆØ, le “licenze poetiche” sono valide solo per i “pensatori proletari”?). Del resto, la “sinistra” ha abituato la gente a cellularizzare le proprie espressioni per dementizzarsi più velocemente e disinteressarsi del pensiero complesso (che implica ragionamenti sulle loro magagne…): ovvio che poi quelli come Fusaro siano” verbosi” o “dicitori del nulla con paroloni”, solo per “darsi arie e nobilitare il nulla dei suoi pensieri”, a dirla con la vulgata degli ignoranti che lo “criticano”… E non me ne vogliate per i “neologismi”: d’altronde, siamo nell’era del “petaloso”…