Roma, 29 ott – E’ ormai noto a tutti come la sinistra, da mesi, sia alacremente al lavoro nell’elaborare proposte per silenziare il dibattito e la pluralità di opinioni sui social, in favore del verbo della Bontà e della Giustizia (quella che giova a loro) che ricorda sempre più quello de Il mondo nuovo di Huxley. Salvo poi lamentarsi di ricevere il medesimo trattamento censorio da Facebook, quando il Pd sostiene qualcuno di non gradito a Zuckerberg.

Ad esempio, stamattina il deputato di Italia Viva Luigi Marattin si è svegliato con un’ideona: obbligare la gente a depositare un documento d’identità nel momento in cui si apre un profilo social. L’economista renziano, che poteva pure continuare a occuparsi di economia senza invadere altri terreni, lo annuncia così su Twitter: “Da oggi al lavoro per una legge che obblighi chiunque apra un profilo social a farlo utilizzando un documento d’identità. Poi prendi il nickname che vuoi (perché è giusto preservare quella scelta) ma il profilo lo apri solo così”.

Una sorta di schedatura, così che i cittadini italiani dovranno rendere conto anche delle foto del gatto di casa o delle lasagne domenicali, nel caso in cui la Social Polizei capitanata da Fiano e Boschi dovesse svegliarsi con il piede sbagliato e ritenerli offensivi. L’idea non è piaciuta ai follower di Marattin, men che meno ai suoi haters. Ed è stata subito pioggia di critiche e ingiurie, che hanno ulteriormente inasprito le posizioni del deputato: “Come si arrabbiano eh, quando annunci di voler far qualcosa per impedire che il web rimanga la fogna che è diventato (una fogna che sta distorcendo le democrazie, invece che allargarle e rafforzarle). Si mettano l’animo in pace. Il limite è stato superato, ed è ora di agire”.

E’ probabile che Marattin sia stato ispirato – nientemeno – dal tweet del regista Gabriele Muccino: “Subito, al più presto, occorre una legge che obblighi chiunque apra un account social a registrarlo solo tramite l’invio di un documento d’identità”. E aggiunge: “Sapremo solo così chi si nasconde dietro la rete commettendo reati penali sotto l’impunità dell’anonimato”. E’ il caso di dire che forse dovrebbe preoccuparsi più dei suoi flop cinematografici e lasciare in pace la libertà di espressione.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

7 Commenti

  1. Siamo schedati gia’ dall’ 11 settembre del 2001, gia’ prima di avere internet a casa volevano il documento per navigare negli internet caffe’, poi siamo cosi’ volenterosi che ci siamo presentati sponteneamente allo sportello. Gli americani, non quelli di hellwood, hanno scritto che la sparatoria di las vegas era prima di tutto una stretta alla liberta’ individuale e poi un affare per le ditte israeliane che hanno il monopolio sui servizi di sorveglianza in questo caso gli scanner degli aeroporti che dopo questo evento vengono installati in tutti gli edifici pubblici e privati. Giocando sulla sicurezza nazionale stanno realizzando il controllo sociale come in cina, quindi il comunismo non e’ finito con la caduta del muro di berlino anzi con la rottura degli argini si e’ riversato sul primo mondo. Quello che hanno sperimentato oltrecortina oggi lo applicano senza errori su di noi, i peggiori incubi di celluloide hanno lasciato lo schermo per materializzarsi nel quotidiano.
    Io spero in una nuova atlantide.

  2. Ho scritto sopra prima di leggere questo articolo:

    UNA SALVA DI PERNACCHIE HA ACCOLTO LA PROPOSTA DEL RENZIANO MARATTIN (E GABRIELE MUCCINO) DI IMPORRE L’INVIO DI UN DOCUMENTO DI IDENTITÀ PER CHIUNQUE VOGLIA SCRIVERE, COMMENTARE, ESISTERE ONLINE – GLI STUDI DIMOSTRANO CHE UNA LEGGE SIMILE È O IMPOSSIBILE DA APPLICARE O TRASFORMEREBBE L’ITALIA NELLA CINA, DOVE IL CONTROLLO STATALE DEL PENSIERO È TOTALITARIO – MA QUANDO MARATTIN SCRIVE ”BUFFONI, TORNATE NELLE FOGNE” O DICE A VENDOLA DI DARE VIA IL CULO, POI SI BLOCCA DA SOLO?
    https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/salva-pernacchie-ha-accolto-proposta-renziano-marattin-217597.htm

  3. Visto e considerato che su questi Social si può dire tutto infamando le persone senza rischiare nulla e senza prendersi nessuna responsabilità ben vengano queste nuove norme in cui per aprire un account Bisogna depositare un documento d’identità. le persone corrente non rischiano mai nulla
    Chi invece trova assurdo firmare con un documento d’identità la propria opinione spesso e volentieri ragiona così perché ama maleducatamente infamare gli altri

  4. Viviamo in uno stato totalitario di polizia fiscale e di pensiero un comunismo realizzato e pervasivo che neanche la ddr era riuscita ad implementare in modo cosi brutale internet era nato come spazio di libertà e sta diventando lo strumento più efficace di controllo del grande fratello “democratico” onore a primato nazionale che tenta di preservare voci di libertà e dissenso anche come la mia che non sempre è in accordo con la linea della redazione

  5. Il “partito” itaglia viva? Li, di VIVO & BRULICANTE ci sono solo i vermoni della carne e, tutt’alpiu’ , gli scarafaggi.

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