Roma, 24 ott – Tutti in discesa, nessuno escluso. Le ultime rilevazioni Istat riguardanti l’acquisto di beni e servizi mostrano una tendenza che è ben lungi dal riportarsi al rialzo. In agosto, con riferimento al mese precedente, la flessione è stata dello 0.1%. Con riferimento invece ad agosto 2013, i numeri segnalano una situazione ben peggiore: -3.1% il crollo su base annuale.
Scendendo più nel dettaglio, il dato di fine estate incorpora al suo interno una diminuzione sia nel comparto non alimentare (-0.2%), sia in quello alimentare (-0.1%). Quest’ultimo in genere mostra una maggiore elasticità, vale a dire che a fronte di una riduzione generalizzata degli acquisti tende a diminuire in misura minore. Così non è, anzi nell’anno gli acquisti di cibi e bevande mostrano una caduta del 3.7%. Segno che gli italiani stringono la cinghia anche sull’essenziale.
Giugno è stato il mese del debutto del bonus Irpef in busta paga. Legittimo attendersi qualche settimana in più prima di poter apprezzare il contributo degli 80 euro. In effetti, nel primo mese di piena applicazione il settore del commercio al dettaglio non aveva mostrato alcun segno di ripresa. Lo stesso dicasi per il mese successivo. Quasi invisibile il contributo offerto, secondo la Confcommercio Tempo al tempo, ad agosto la mancia governativa può ormai considerarsi una “abitudine” per chi la percepisce. Le svariate promesse di rendere la misura fissa negli anni a venire non offrono più altre sponde: la manovra è strutturale e così è destinata a rimanere. Eppure gli italiani continuano a ridurre la spesa.
Effetti a consuntivo? Solo un aumento degli oneri per lo Stato, miliardi dati con una mano e tolti con l’altra, Tasi in primis. Le prospettive non sono peraltro rosee: all’orizzonte si profilano tagli alle regioni che, presumibilmente, si rivarranno sulle materie di loro competenza a partire dalla sanità. La domanda interna, componente essenziale della tanto auspicata ripresa, resterà così ancora al palo e per lungo tempo.
Filippo Burla