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La paura (del voto) fa 90: nessuno vuole davvero Draghi al Quirinale

by Adolfo Spezzaferro
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draghi quirinale

Roma, 10 nov – La paura (del voto) fa 90: nessuno vuole davvero Draghi al Quirinale. Se nei giorni scorsi è stato tutto un tripudio di consensi per l’ipotesi passaggio da Palazzo Chigi al Colle, ora tutti dicono che l’ex numero uno della Bce deve restare a fare il premier fino a fine legislatura. Da Berlusconi a Renzi, è tutto un “meglio che resti a capo del governo”. E se Letta non dice niente della paura del voto anticipato, anzi – ringalluzzito dalle amministrative – quasi fa lo spaccone in merito, il suo alleato-accollo Conte lo teme come la peste (vista l’ennesima mazzata per i 5 Stelle alle comunali). Insomma, niente voto: è questa la parola d’ordine che vede tutti d’accordo (anche perché al prossimo giro i parlamentari saranno molti di meno).

Draghi al Quirinale? No, grazie. I partiti hanno paura del voto anticipato

Certi che il romanzo Quirinale ci riserverà ben altre puntate da qui all’elezione del successore di Mattarella, allo stato attuale per Draghi è più complicato tenere unita la maggioranza, a partire dalla legge di Bilancio. Inutile dire che dopo l’elezione del capo dello Stato, questa maggioranza variopinta potrà sfaldarsi alla prima occasione. A meno che, appunto, Draghi non resti dov’è. Perché nessuno a quanto pare dice no a Draghi. Neanche la Lega, alla fine. Ma conviene, ai partiti, tornare al voto? Non prima del 24 settembre 2022. Questo perché i parlamentari di prima nomina maturano il diritto alla pensione proprio in quella data. Si tratta di 427 deputati (il 68% dei componenti della Camera) e 234 senatori (il 73% dei membri del Senato).

Ipotesi più percorribile appare un Mattarella bis, perché “ce lo chiede l’Europa”

Insomma, allo stato attuale appare più percorribile una rielezione di Mattarella che confermi il tandem “ce lo chiede l’Europa”. Sì, è vero l’attuale presidente ha detto chiaramente che non gradisce un secondo mandato. Ma di fronte alla richiesta dell’intero Parlamento (e con Draghi premier) è difficile che si tirerà indietro. Intanto Berlusconi, in una intervista al Giornale, si dice nettamente contrario all’ipotesi Draghi al Colle. “Interrompere il buon lavoro del governo mentre la ripresa è appena avviata e l’emergenza sanitaria – pur controllata grazie al vaccino – è ancora attuale sarebbe irresponsabile. Di tutto ha bisogno l’Italia meno che di mesi di conflitto politico paralizzante“, spiega il leader di Forza Italia. Peraltro proprio Berlusconi è anche se non ufficialmente il candidato al Colle del centrodestra. Ma forse neanche l’ex premier ci spera più di tanto.

Persino Renzi, super fan di super Mario, frena

Salvini e la Meloni intanto, almeno a parole, si dicono d’accordo sul fatto che con Draghi al Quirinale Lega e FdI chiederebbero il voto anticipato (anche senza Forza Italia?). E su Berlusconi candidato la leader di FdI avverte che bisogna vedere i numeri (che non ci sono, in realtà). Renzi invece, super fan di super Mario fin da quando ha fatto cadere (lui dice apposta per favorire la venuta dell’ex numero uno della Bce) il Conte bis, lancia un avvertimento. Draghi “può fare tutto: il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, della Commissione europea o del Consiglio europeo”. assicura il leader di Italia Viva. Ma quella del Quirinale “è una partita complicata e qualcuno ci ha perso l’osso del collo. Vi ricordate Bersani?”, fa presente Renzi. Queste partite, ricorda sornione, si giocano “tenendo in un angolino” i nomi buoni, “non si brucia il nome prima“, perché “non è l’elezione diretta di un rappresentante del popolo”. E’ una battaglia di fine politica, quella che a Renzi piace così tanto.

Letta ha l’accollo-Conte

Sul fronte giallofucsia, infine, Letta ha una bella gatta da pelare: un nome da proporre che piaccia pure a Conte. Sì, perché sebbene nel Paese i 5 Stelle hanno imboccato da un pezzo il viale del tramonto, in Parlamento sono ancora maggioranza relativa. Ecco perché anche il segretario Pd alla fine potrebbe spingere per una rielezione di Mattarella, togliendosi l’impaccio di portare avanti un nome del centrosinistra. 

Casini resta il più papabile

Il toto-nomi intanto prosegue per la gioia degli scenaristi. Ma, come ricorda Renzi, certi nomi si fanno per essere bruciati. Forse l’unico papabile – se non dovesse scattare l’operazione Mattarella bis – resta quello di Casini, democristiano doc, che piace pure al centrosinistra, fortemente voluto da Renzi. Una cosa è certa: l’ipotesi di “semipresidenzialismo de facto” (copyright di Giorgetti) – ossia Draghi che dal Colle controlla pure il governo mandando definitivamente in soffitta la politica – resta (fortunatamente) una chimera.

Adolfo Spezzaferro

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1 commento

Sergio Pacillo 10 Novembre 2021 - 11:47

Io continuo a tifare per Bergoglio.
Il Quirinale gli spetta di diritto.
Era la sede dei papi.
Gli fu tolta con la forza dai sabaudi.

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