«Con un network europeo di data center e sedi in Inghilterra, Germania, Francia, Italia, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, la nostra offerta Aruba Cloud guarda sempre più ad un’espansione mondiale: in Aruba pensiamo al cloud sempre meno come a un prodotto e sempre più come a una vision di lungo periodo», ha dichiarato Stefano Cecconi, a.d. di Aruba. Ora la società di Arezzo dovrà creare un registro, l’authority dei domini ‘.cloud’, che diventerà operativa e stabilirà il contratto da stipulare con le società che vorranno offrire il dominio ai loro utenti. «Lasceremo due mesi di tempo ai marchi registrati nel quale potranno fare richiesta. Finito il periodo si entra nella fase in cui chiunque può chiedere il dominio e diventerà aperto. Per la prima fase il prezzo sarà di qualche centinaio di euro, per gli altri sarà sulla decina di euro», spiega Stefano Sordi, direttore marketing.
Per vincere Aruba ha dovuto offrire più denaro all’Icann, l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, ente che gestisce tra le altre cose l’assegnazione degli indirizzi Ip e i domini. Ma il team di Arezzo ha anche messo in campo tanta determinazione. «È l’unico dominio che abbiamo chiesto perché crediamo che il cloud sia sinonimo di web. Siamo l’unica società italiana che ha corso per un dominio pubblico, ma siamo anche orgogliosi del fatto che il cloud ha a che fare con il nostro core business. E in questo modo ci auguriamo di diventare un player mondiale sul mercato», conclude Sordi.
Gaetano Saraniti