Nel senso che sono loro a dominare la scena, loro che fanno e disfanno, loro che, con faide interne del tutto autoreferenziali, dettano l’agenda nazionale. Dall’altra parte, il deserto. Sullo stesso referendum, al di là delle varie prese di posizione ufficiali dei partiti, la scena è stata dominata dal Pd, nel centrodestra ci fosse uno che abbia portato uno spunto, una posizione originale, una provocazione, un’analisi, un’iniziativa, in un senso o nell’altro. Per un certo periodo c’è stato Matteo Salvini a fare opinione, ma il fenomeno si è sgonfiato, boutade da Facebook a parte. Il Salvini che volava in Russia, incontrava Marine Le Pen, dialogava con CasaPound, flirtava con Landini, faceva intervenire Fusaro a Radio Padania, spiazzava tutti sulla Siria, contestava la politica economica di Renzi “da sinistra”, oltre che quella sulla sicurezza “da destra”. Superficiale e poco credibile finché si vuole, ma comunque un vulcano di provocazioni e iniziative trasversali. Agganciandosi a Berlusconi, il leader leghista è stato trascinato in una palude di immobilismo e inconcludenza. Quanto a Fratelli d’Italia, ha esattamente lo stesso problema, con l’aggravante di doversi basare unicamente sulle risorse mediatiche della Meloni (comunque inferiori a quelle potenziali di Salvini), poiché per il resto è il deserto. Su Forza Italia stendiamo un velo pietoso.
Con avversari così, ovvio che Renzi debba al massimo preoccuparsi dei mugugni interni al suo partito. E alla fine il massimo della dialettica politica in cui possiamo sperare per non morire in un regime a partito unico è il “ciaone” di Carbone. L’Isis, quando serve, non c’è mai.
Adriano Scianca
Ti è piaciuto l’articolo?
Ogni riga che scriviamo è frutto dell’impegno e della passione di una testata che non ha né padrini né padroni.
Il Primato Nazionale è infatti una voce libera e indipendente. Ma libertà e indipendenza hanno un costo.
Aiutaci a proseguire il nostro lavoro attraverso un abbonamento o una donazione.