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Spread, la fallimentare ricetta di Banca d’Italia: “Ridurre il debito”

by Filippo Burla
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Roma, 16 mag – Lo spread torna e porta con sé tutti i fantasmi dei neoliberisti. Con il differenziale Btp-Bund arrivato nei giorni scorsi a sfiorare i 300 punti base, trovano così nuova linfa le sempreverdi ricette fatte di rigore nei conti e avanzo primario. Ricette già dimostratesi fallimentari, ma che ad ogni fiammata del rendimento dei nostri titoli fanno ringalluzzire gli alfieri dell’austerità ad ogni costo. Ultimo in ordine di tempo il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco.

“Ridurre il debito”

Il numero uno di via Nazionale, nel corso di un convegno in Israele, ha riacceso il faro: “Lo spread è sopra 270 punti base, più del doppio del livello di inizio 2018”, una situazione che “espone l’Italia alla volatilità del mercato finanziario”, tanto più considerando l’elevato livello del nostro indebitamento. La via d’uscita, di conseguenza, non può che essere una soltanto: “Una credibile strategia di ridurre il livello del debito nel medio termine non può più essere rinviata”, ha aggiunto.

Il motivo è presto detto. Se il differenziale Btp-Bund dovesse rimanere a lungo su questi livelli a risentirne sarebbe l’intera finanza pubblica, stante la necessità di impiegare sempre più risorse per pagare gli interessi generati dai Titoli di Stato.

Ricetta fallimentare

Lo schema proposto da Visco è semplice. Quasi semplicistico. Per non dire proprio contraddittorio. Secondo il governatore, infatti, la strada maestra è quella fatta di misure a sostegno della crescita, mantenendo però “un adeguato avanzo primario”. Vale a dire una disciplina di bilancio che, di per sé, è intrinsecamente recessiva.

Leggi anche – Lo spread dipende dai conti pubblici? Una bufala: ecco perché

Non si capisce dunque come l’Italia possa tornare a crescere se non “libera” quella spesa pubblica che del Pil è componente fondamentale e, inoltre, riverbera i suoi effetti positivi anche sugli altri addendi che compongono l’equazione. L’esperienza dell’austerità – perché l’avanzo primario questo è – avrebbe dovuto insegnare che la riduzione del debito non è mai diretta, bensì indiretta. Non va cioè “aggredito” il debito pubblico in assoluto – un valore di scarso se non nullo interesse – ma occorre agire sul rapporto debito/Pil. Bastano a questo pro nozioni di matematica elementare: se il denominatore non cresce, è fuori discussione che l’intera frazione possa in qualche modo raggiungere i livelli desiderati.

Crescita, dunque. Una crescita robusta, sostenuta anche e soprattutto da quella componente pubblica che l’Ue vede come fumo negli occhi. Ma questo Visco lo sa benissimo. Anche se continua a farsi paladino dell’ossimorica formula dell’austerità espansiva. Continuando ad usare lo spread come arma politica.

Filippo Burla

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