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Stretta fiscale: continua l’accanimento dell’erario contro le Pmi

by Salvatore Recupero
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Roma, 1 lug – Le Pmi sono il bersaglio prediletto del fisco. Ieri, infatti, per le imprese è stato un vero e proprio calvario: Irpef, Irap, Ires e Iva. Inoltre, secondo Il Sole 24 Ore, per l’erario si prevede un incasso di sessanta miliardi di gettito frutto di almeno sessantotto balzelli. Nel cosiddetto tax day sono stati chiamati a dare il proprio contributo al fisco anche i giovani professionisti con partita Iva che hanno aderito al regime dei minimi e coloro che pagano il forfait del 15%. Tra le scadenze da segnalare anche quella che riguarda la regolarizzazione dei versamenti di imposte e ritenute non effettuati (effettuati in misura insufficiente entro il 16 giugno 2016), con maggiorazione di interessi e sanzioni.

Aldilà delle contingenze è necessario segnalare i difetti strutturali del nostro sistema fiscale. Ad esempio, secondo il Centro Studi di Unimpresa: “In un anno sono oltre centomila accertamenti fiscali a carico delle Pmi che, con l’85% del totale delle verifiche subite, risultano largamente il comparto più ispezionato dall’amministrazione finanziaria”. Stando all’analisi dell’associazione, che ha incrociato dati della Corte dei conti e del ministero dell’Economia, nel 2016 il totale dei controlli fiscali sulle partite Iva sono stati 121.817: di questi, 2.367 (1,94%) si sono concentrati su grandi gruppi societari, 11.120 (9,13%) su medie aziende, 104.162 (85,51%) su piccole imprese e liberi professionisti, 4.200 (3,45%) su enti no profit. Caustico il commento del vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci: “Dimostriamo, numeri alla mano, che lo storytelling del fisco amico è una fakenews. L’amministrazione finanziaria si accanisce con i più deboli e stringe patti, con la scusa della cosiddetta compliance, con i grandi gruppi societari, industriali e finanziari”.

La vita per le Pmi non è certo più facile quando si  tratta di tributi locali. Infatti, le tasse su negozi e altre attività hanno avuto negli ultimi anni un aumento vertiginoso. Tra il 2011 e il 2016 per le imprese del terziario milanese le imposte locali sugli immobili sono triplicate. Questo è il risultato della ricerca dell’ufficio studi di Confcommercio di Milano, Lodi, Monza e Brianza ha preso in esame Imu e Tasi sugli immobili di proprietà, Tari (la tassa sui rifiuti), Cosap (sull’occupazione di suolo pubblico) e l’imposta di soggiorno. Con il passaggio da Ici a Imu e Tasi, il dovuto per la proprietà degli immobili è aumentato in tutta Italia, in particolare a Milano, dove l’aumento è stato di tre volte e mezzo rispetto al valore iniziale. Sulla tassa per lo smaltimento dei rifiuti, Roma è la città più cara, con una spesa media di quasi 3 mila euro contro i 1400 di Milano. L’imposta di soggiorno pagata dai turisti è più alta a Roma, 4,3 euro contro i tre di Milano.

Nonostante questi dati negativi il contribuente deve guardare al bicchiere mezzo pieno. Infatti, a partire da oggi Equitalia non esisterà più. Al suo posto ci sarà l’Agenzia delle entrate-riscossione che potrà procedere al pignoramento dei conti correnti in modo diretto e senza richiedere l’autorizzazione del giudice. Finalmente, dunque, l’atteso cambiamento è avvenuto: siamo passati dalla padella alla brace.

Salvatore Recupero

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Spesometro 2017: ecco l’ultimo flop del fisco italiano 3 Ottobre 2017 - 3:49

[…] Il vero nodo della questione riguarda la quantità di dati che ogni azienda o libero professionista … È questo il vero tallone d’Achille dello spesometro. Il maggior numero di fatture da segnalare è rappresentato da quelle di importo minimale, basti pensare ai 10-12 euro per i pranzi di lavoro, per non parlare del Telepass (2,76 euro Iva inclusa). La maggior parte dei titolari di partita Iva (pensiamo al mezzo milione che se ne aprono ogni anno) non è adeguatamente informatizzata per una trasmissione dei dati (teoricamente) a costo zero. Come ribadito più volte dalla Corte dei Conti, nessun adempimento andrebbe posto a carico dei contribuenti, senza che ne sia chiaro l’utilizzo, che deve essere rendicontato con la stima dell’effettivo recupero di evasione che non si sarebbe altrimenti contrastata con gli strumenti già esistenti. Troppe informazioni, infine, non aiutano la riscossione ma la ostacolano. […]

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