Roma, 18 dic – Cala il sipario sulla mozione presentata lo scorso novembre e discussa il 15 dicembre alla Camera riguardante la richiesta di escludere l’energia nucleare ed il gas dalla “tassonomia verde“ per la finanza sostenibile dell’Unione Europea. La proposta, sottoscritta da 11 parlamentari con prima firmataria la Deputata Rossella Muroni, ex presidente di Legambiente, con il sostegno dell’ex ministro all’istruzione Lorenzo Fioramonti e di altri deputati del gruppo dei Verdi, è stata bocciata. 407 i voti contrari, 9 i favorevoli e altrettanti gli astenuti.
Cos’è la “tassonomia verde”
La mozione, discussa il giorno prima del Consiglio Europeo, prevedeva di impegnare il governo ad esprimersi in sede comunitaria contro l’inserimento dell’energia nucleare e del gas nell’elenco delle attività ricadenti all’interno della tassonomia verde. Parliamo dele attività che, definite ecosostenibili, possono beneficiare di investimenti particolari. Per dirla con le parole del Comitato economico e sociale europeo, la tassonomia sostenibile “è intesa ad aumentare gli investimenti sostenibili e a contribuire all’attuazione del Green Deal europeo, poiché crea sicurezza per gli investitori, tutela gli investitori privati dall’ambientalismo di facciata, aiuta le imprese a lavorare in modo più rispettoso del clima, riduce la frammentazione del mercato e sposta gli investimenti dove servono”.
La bocciatura della mozione è solo la naturale conseguenza di quanto già accaduto a Glasgow durante la Cop26. In tale sede l’Italia aveva rifiutato di firmare la lettera contro l’inserimento del nucleare all’interno della tassonomia verde. Missiva presentata dalla Germania e firmata da Austria, Danimarca, Lussemburgo e Portogallo.
Il futuro si chiama nucleare
L’Italia ha già presentato un piano per la costruzione di 48 nuove centrali a gas per far fronte alla variabilità delle fonti rinnovabili. Consentendo così di gestirne l’eventuale mancanza per il raggiungimento del carico di base nazionale, ovvero l’energia di cui la nostra nazione ha sempre bisogno per far funzionare i servizi primari.
Mentre in Italia si pensa al gas, nel resto del mondo è il nucleare ad essere oggetto di forti investimenti per i prossimi anni. E’ il caso dell’Olanda, che ha già annunciato di voler espandere il proprio programma nucleare stanziando 5 miliardi per estendere la vita operativa della centrale di Borssele. Affiancando a ciò un piano per la costruzione di almeno due reattori di grossa taglia.
Non solo i Paesi Bassi. Anche altre nazioni europee stanno pensando di investire fortemente sull’atomo, contribuendo così a ridurre le emissioni di CO2. La Polonia ad esempio, fortemente dipendente dal carbone e dalle fonte fissili, ha fatto grandi investimenti per poter beneficiare dell’energia nucleare. Questo sia per la produzione di energia a basso costo e sia per ridurre la quantità di anidride carbonica immessa in atmosfera. Dei 52 nuovi reattori in costruzione in tutto il mondo circa 20 sono all’interno dell’Ue. Considerando anche i possibili investimenti e chi si è dichiarato favorevoli alla costruzione di nuove centrali, non è da escludere che nei prossimi anni potrebbero prendere vita all’interno dell’Unione più di 40 nuovi reattori per far fronte alla maggiore richiesta di energia e contrastare ulteriormente le emissioni di CO2.
Anche l’Italia tornerà all’atomo?
La spinta nucleare si sta muovendo anche in Italia con diverse iniziative popolari e di gruppi politici. Tra proposte, raccolte firme e lettere di eseperti del settore si moltiplicano le richieste perché nella nostra nazione si torni a discutere del tema. Che si parli di IV° generazione, di reattori di piccola taglia come gli SMR (small modular reactor) o dei reattori di III°+ generazione, è indispensabile oggi capire che l’energia nucleare è una delle soluzioni al cambiamento climatico ed alla continua richiesta di energia pulita.
Il nucleare è sicuro, pulito ed è economico. Si calcola che l’inserimento del nucleare all’interno della tassonomia verde potrebbe sensibilmente ridurre i costi di generazione. Oggi il costo dell’energia prodotta dal nucleare si aggira intorno ai 90 $/MWh contro i 230 $/MWh dell’eolico e i 600 $/MWh del fotovoltaico. Considerando che il costo dell’energia nucleare dipende maggiormente dai costi di costruzione, l’inserimento della fonte all’interno della tassonomia consentirebbe di ridurre una buona parte degli oneri. Consentendo quindi di ridurre ulteriormente i costi di vendita. Inoltre, a differenza di gas e carbone, il costo dell’energia nucleare dipende solo per il 3% dal costo del combustibile (l’uranio). Anche in caso di un incremento dei prezzi della materia prima, ciò non si tradurrebbe pertanto in un significativo incremento del costo energetico. A differenza di quanto stiamo riscontrando nell’ultimo periodo con il gas naturale.
Giuseppe Vitale