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On the road

by La Redazione
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Una macchina veloce, l’orizzonte lontano e una donna da raggiungere alla fine della strada. Non è uno slogan ma l’inciso più celebre del romanzo di Jack Kerouac, On the road. Non so se avete mai sentito parlare di questo romanzo o magari letto, ma è una specie di diario di bordo di tre viaggi che i due protagonisti compiono attraverso gli stati Uniti e il Messico. Questo libro ha contribuito a creare una vera e propria mitologia della “vita da strada” e a sublimare un immaginario, quello del “car trip” prima in America e solo all’inizio degli anni ’60 in Italia, man mano che il ricordo della guerra sbiadiva gli italiani cominciavano a disporre di tempo e risorse da dedicare a sé stessi.

Un tuffo nel passato

A cambiare negli anni ‘60 fu soprattutto il modo di concepire la vacanza: in particolare, la “gita al mare” finì col costituire un’opportunità di riscatto sociale per un gran numero di famiglie italiane. A cavallo tra gli anni ’50 e ’60, la vacanza (o meglio, la “villeggiatura”) diventò un vero e proprio diritto secondo l’articolo 36 della Costituzione («Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi»). Il tempo libero stava diventando una cosa seria.

A bordo di macchine sprovviste di aria condizionata, centinaia di famiglie italiane imboccavano le nuovissime autostrade e partivano alla volta delle “spiagge libere”, con gli abitacoli stracolmi di cestini carichi di vivande da consumare una volta giunti a destinazione. I bambini non sedevano sugli appositi seggioloni, ma sulle ginocchia dei nonni, pronti a “rimandare a settembre” ogni tipo di preoccupazione.

Anche il cinema fu testimone di questo mutamento di paradigma: a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, il film “turistico-balneare” si impose come sottogenere della commedia all’italiana.

La diffusione di pellicole come Tempo di villeggiaturaVacanze a IschiaAvventura a CapriTipi da spiaggia e Racconti d’estate impreziosirono ulteriormente il mito della “villeggiatura all’italiana”, trasformando i viaggi in macchina interminabili, il tettuccio carico di bagagli, i costumi ascellari, i panieri traboccanti di cibo e le code ai caselli come veri e propri archetipi del faire des vacances all’italiana.

Ritorno al presente

Se vista attraverso le lenti odierne, questo tipo di esperienza di viaggio fa sicuramente sorridere: sembra il retaggio di un passato lontanissimo, la reliquia di un’epoca preistorica. Eppure, in quegli anni, la vacanza era qualcosa di più di un semplice svago come d’altronde lo è tutt’oggi ma con di vantaggi, possiamo scegliere di viaggiare in treno o in macchina ma il principale vantaggio che possiamo trarre grazie ai nuovi servizi è quello di viaggiare senza pesi, ovvero senza bagagli, spedendoli direttamente da casa a destinazione grazie a www.SpedireSubito.com , che ci permettono con dei semplici click di spedire pacchi o bagagli in Italia e in tutta Europa per lo più con il ritiro e consegna a domicilio.

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1 commento

Fabio Crociato 16 Settembre 2020 - 12:43

E’ ancora oggi così. Chi è solo, senza mezzi, resta solo. Chi ha qualche mezzo cerca una famiglia, una storia, una comunità vera. Ma con poche speranze perché il cancro global anti-comunità corre veloce…

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