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Ecco le centinaia di occupazioni rosse di cui le Iene non parleranno mai

by Elena Sempione
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Roma, 13 feb – Ieri sera è andato in onda su Italia1 l’ennesimo servizio-farsa delle Iene sull’occupazione di CasaPound a Roma in via Napoleone III. Lo «scoop» – che ovviamente scoop non lo è affatto – è stato lanciato dal «moralizzatore» Filippo Roma, che ha pensato bene di far luce su una situazione ormai nota da anni. L’argomentazione decisiva delle Iene è quella legalitaria: un’occupazione non è mai giusta, è illegale, è ingiusto per gli altri cittadini «che pagano le tasse» ecc. ecc. Peccato però che le Iene, accanendosi su CasaPound, si siano «dimenticate» delle oltre 400 occupazioni rosse sparse in tutta Italia. Eppure, lì sì che avrebbero trovato situazioni di vera «illegalità», come degrado, spaccio di droga, collusioni con la politica e quant’altro. E invece no, il problema della nazione pare essere unicamente uno stabile che ospita 18 famiglie italiane in emergenza abitativa, in cui peraltro droga, armi, stupri ecc. sono totalmente assenti. Mentre lo stesso – ahinoi – non può affatto dirsi per le occupazioni di immigrati clandestini o dei «ragazzi dei centri sociali».  

Leggi anche: Macché bagno di sangue, l’ispezione a CasaPound si è svolta oggi e Porte aperte a CasaPound. Di Stefano: «Tutti hanno visto che qui non c’è niente di losco»

Droga ed evasione fiscale

Allora, un paio di consigli per dei servizi veramente «scomodi» glieli diamo noi alle Iene. Allo stato attuale non esiste una stima esatta sul numero dei «centri sociali» di sinistra presenti sul territorio nazionale. Tuttavia, la cifra di 400 occupazioni in tutta Italia, seppur approssimativa, è più che verosimile. Prendendo solo le due maggiori città italiane, è stato calcolato che Roma ne conta all’incirca 60, mentre Milano 40. Ma si tratta, ovviamente, di stime al ribasso. Pensiamo solo al Leoncavallo nella metropoli meneghina, che si è gradualmente trasformato in una società per azioni che lucra sugli eventi che organizza. Ovviamente, non pagando tasse e rimanendo, appunto, un’occupazione. Ma il Leoncavallo è solo un esempio tra i tanti: tutti, e dicasi tutti, i centri sociali antifascisti guadagnano soldi a palate senza versare un solo euro al fisco. Senza contare l’assenza di norme di sicurezza e di igiene, e il fatto che si tratta di porti franchi in cui lo spaccio e il consumo di droghe non sono solo tollerati, ma talvolta addirittura gestiti dai responsabili stessi di queste strutture. Una situazione fuori controllo, come dimostrano gravi fatti di cronaca tra cui lo stupro di gruppo avvenuto in un centro sociale di Parma ai danni di una giovane. 

Terrorismo e immigrazione

Inoltre, circa 200 occupazioni rosse – secondo un’inchiesta del Tempo – sono monitorate dall’Antiterrorismo. L’ultimo caso di terrorismo legato alle occupazioni rosse è quello che ha riguardato il centro sociale «Asilo» di Torino. Insomma, si tratta di una geografia della violenza politica e dell’illegalità che, negli anni, ha assunto proporzioni inquietanti. Ciò nondimeno, la sinistra istituzionale (leggi: il Pd) ha sempre cercato un dialogo con queste realtà per accaparrarsi voti e consenso in cambio di protezione e assessorati. Per citare un esempio tra i tantissimi, pensiamo solo a Nicola Zingaretti, lanciatissimo nella corsa alla segreteria del Partito democratico. Ebbene, Zingaretti, attualmente governatore della Regione Lazio, ha scelto come suo vicepresidente Massimiliano Smeriglio, che si è formato politicamente ed è stato uno dei principali animatori del Centro Sociale «La Strada». Un legame, quello tra Zingaretti e l’occupazione della Garbatella, che ha fruttato molto bene anche a un altro suo militante, Amedeo Ciaccheri, eletto lo scorso giugno presidente dell’VIII Municipio grazie al voto dei piddini.

Per approfondire: Le occupazioni rosse a Roma: tra silenzi istituzionali e appoggi politici (parti 1, 2 e 3)

Ma non ci sono solo occupazioni di sinistra che provocano ingenti danni erariali allo Stato. C’è poi tutta la galassia delle occupazioni di immigrati clandestini che vengono tollerate da anni dalle amministrazioni del Pd o dei Cinque Stelle. Esemplare in questo senso è l’ex colonia Vittorio Emanuele ad Ostia, nel X Municipio romano. Proprio in risposta al servizio delle Iene, il consigliere di CasaPound Luca Marsella ha scritto: «L’ex colonia Vittorio Emanuele di Ostia è occupata abusivamente da 20 anni ed oggi al suo interno abitano almeno 300 immigrati, di cui soltanto 7 sono riconosciuti come nuclei familiari. A pagare le utenze agli occupanti è il Comune di Roma, con soldi pubblici, da sempre. Inutile parlarvi dello spaccio di droga e degli arresti, della sede della Caritas e della moschea abusiva, degli animali macellati e dei compro oro trovati al suo interno nel corso del tempo». E ancora: «L’ex colonia potrebbe ospitare un’università, uffici comunali o ad esempio la sede dei vigili urbani di Ostia, con un notevole risparmio per la casse comunali. Dal 2005 infatti il Comune di Roma paga circa un milione di euro l’anno per l’affitto dell’attuale sede della Polizia locale, una sede privata in via Capo delle Armi, scelta da un’ex assessore, senza alcun bando, nulla. E da quel giorno qualcuno guadagna 1 milione di euro l’anno. Tutto qua? No, perché recentemente, un imprenditore è stato condannato a due anni per aver tentato di corrompere un rappresentante sindacale che si batte proprio per il trasferimento della sede nell’ex colonia Vittorio Emanuele. Una vicenda a cui sono state dedicate poche prime pagine», incalza Marsella.

Ma il problema è CasaPound

Marsella poi conclude: «Insomma, una vicenda di corruzione, droga, immigrazione clandestina, occupazioni e moschee abusive, danni erariali, attentati incendiari, mafia, silenzi, mazzette, intrecci politici che però a Le Iene ed a Filippo Roma non è mai interessata, nonostante siano stati informati dal sottoscritto tramite decine di email». In altri termini, CasaPound non ci sta a questa speculazione politica e a questo accanimento mediatico. E soprattutto ritiene offensivo il paragone con le occupazioni dell’estrema sinistra, alla luce anche del ruolo culturale riconosciuto allo stabile di via Napoleone III da figure di spicco come il regista americano Abel Ferrara, che ha presentato un documentario sull’Esquilino all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Raggiunto telefonicamente, infatti, il segretario di Cpi, Simone Di Stefano, è lapidario: «Sulla vicenda abbiamo già detto tutto. Ora basta. Anche perché si tratta solo di un servizio realizzato da giornalisti lautamente stipendiati da Silvio Berlusconi, che evidentemente ha interesse a lucrare politicamente su questa storia». E promette: «CasaPound rimarrà al suo posto finché anche l’ultimo centro sociale di sinistra non sarà stato sgomberato».

Elena Sempione

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1 commento

Un cittadino qualunque 14 Febbraio 2019 - 9:02

L’unico problema, che Casapound, PER COSTITUZIONE, non dovrebbe neanche esistere. Mentre i “Rossi” come definiti da voi, sono del tutto legali, e non inneggiano a violenza.

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