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Grande sostituzione anche nel commercio: crescono solo i negozi degli stranieri

by Nicola Mattei
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commercio-stranieriRoma, 8 ott – Crisi per tutti nel settore del commercio, tranne che per gli stranieri. Se colonizzazione dev’essere, ora è conclamata, scevra da ipotesi di complotto. A rivelarlo sono gli ultimi dati Confesercenti, che rivelano come mentre per le attività gestite dagli italia le difficoltà si fanno sempre sentire, quelle in mano agli stranieri non sembrano quasi per nulla soffrire.

Tutt’altro: le imprese etniche nel settore del commercio (specialmente al dettaglio) sono 160mila ad agosto, in crescita di 7mila unità (oltre il 4%) rispetto ad un anno fa. Il tutto mentre il comparto ha perso, globalmente, quasi 2mila negozi. Fra le attività gestite da soggetti non residenti, spiccano le frutterie e i punti vendita di informatica, che registrano crescite a doppia cifra. Italiani ormai in minoranza, invece, nell’ambito del commercio ambulante, dove gli stranieri sono ormai la maggioranza con più del 53% dei furgoncini sui circa 200mila totali, percentuale che diventa i 2/3 (66%) fra i banchi dedicati al commercio di prodotti tessili.

Un dinamismo, quello delle attività di stranieri, che si scontra però con alcune problematiche, anche serie. “Le imprese guidate da titolari non italiani – spiega Mussoni, segretario Confesercenti – hanno un ciclo di vita notevolmente più breve della media del settore, con oltre un terzo che chiude entro i due anni dall’apertura perché investono poco, come dimostra la concentrazione di stranieri in ambiti marginali, come nel caso delle frutterie, o comunque destrutturate, come il comparto del commercio su aree pubbliche, in cui l’avvio di impresa ha un costo notevolmente inferiore rispetto a quelli di un negozio tradizionale”. Ma c’è di più: specialmente nell’ambito del commercio ambulante, continua Bussoni, “L’imprenditoria straniera presenta anche gravi segnali di irregolarità“, come ad esempio il mancato versamento dei contributi negli ultimi anni che coinvolge, secondo l’analisi condotta, oltre l’83% delle attività.

Nicola Mattei

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7 comments

fina 8 Ottobre 2016 - 8:06

non pagano le tasse.
fino a quando non si capisce che lo stato è il nemico non si è capito nulla.
finanzieriiiiiiiiii
finanzieriiiiiiiiiiiiiiiiiii
dove siete ?
controllate si o no?

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Filippo Tommaso 9 Ottobre 2016 - 3:48

Non solo, ma spesso sono coperture per attività losche (la vera fonte di guadagno) e molti si accontentano di vivere ammassati in topaie al contrario degli italiani.

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Luca 8 Ottobre 2016 - 8:10

è vergognoso che non siano oggetto di controlli e sanzioni come lo sono i negozi italiani

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Milo 9 Ottobre 2016 - 8:29

Inoltre si passano spesso l’intestazione di familiare in familiare così ché i sussidi continuino ad arrivare.

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Gianni Dredd 9 Ottobre 2016 - 12:06

Quello che è vergognoso è che leggi anti-italiane favoriscano gli stranieri a discapito degli indigeni. Questo è razzismo anti-italiano che va affrontato e combattuto a livello politico.

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Mario 9 Ottobre 2016 - 12:48

Il problema sono gli italiani che acquistano in questi negozi. Basterebbe semplicemente non frequentarli.

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Nessuno 10 Ottobre 2016 - 1:42

Esatto.
Quando il popolo è lasciato libero di far quel che gli aggrada farà sempre ciò che lo danneggia, per questo ci vuole la carota ed il bastone.

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