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Lo scudetto del 5 maggio, l’ultimo ribaltone del calcio italiano

by Marco Battistini
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Roma, 5 mag – Ci sono date nella storia del calcio italiano che sono impossibili da dimenticare. Se tante di queste sono legate alla nazionale azzurra – su tutte il 9 luglio 2006 – ne esiste una in particolare che, a distanza di più di vent’anni, rimane ancora ben impressa nell’immaginario della Serie A. L’ultimo ribaltone del pallone di casa nostra, una corsa a tre così piena di sorpassi e controsorpassi che – da queste parti – proprio non s’è più vista. Perché, da qualunque angolazione lo si voglia guardare, lo scudetto del 5 maggio 2002 è stato un evento che ha segnato più di una generazione di tifosi.

Dalla sorpresa Chievo alla fuga dell’Inter

Con un girone d’andata contraddistinto dalla sorpresa Chievo Verona, dal giro di boa in avanti la centesima edizione del massimo campionato si intreccia in un serratissimo confronto tra Roma, Inter e Juventus. I giallorossi, campioni d’Italia, hanno appena raggiunto il platonico titolo d’inverno, la compagine nerazzurra – portata in alto dalle reti “di scorta” firmate Kallon e Ventola – sta ritrovando il miglior Vieri. Tiene il passo, a brevissima distanza, la Juventus 2.0 di Marcello Lippi.

Usciti nel migliore dei modi da un marzo potenzialmente durissimo (vittoria nel derby, pareggio raggiunto in extremis contro i bianconeri e secca affermazione sui capitolini) i meneghini si ritrovano a cinque partite dal termine con tre punti di vantaggio sugli uomini di Capello. E sei nei confronti dell’undici più titolato d’Italia.

Lo scudetto del 5 maggio

Ma proprio mentre la capolista si prepara a mettere nel motore anche un certo Ronaldo, una modesta Atalanta riesce nell’impresa di sbancare San Siro. Il pareggio della Roma a Venezia e, soprattutto, l’affermazione della Juve sul Perugia riaprono quindi ogni discorso. Primi della classe e campioni uscenti racimolano sette punti nelle successive tre uscite. Buffon e soci continuano a credere nell’incredibile rimonta e, al contrario delle altre contendenti, non sbagliano più un colpo. Novanta minuti ancora da giocare, tre squadre in due punti: Inter 69, Juve 68, Roma 67.

Eccoci a domenica 5 maggio, giorno dello scudetto. A Udine bastano dieci giri di lancette: Del Piero e Trezeguet mettono in ghiaccio il risultato. Si attendono solo notizie dagli altri campi. Ovvero da un Olimpico colorato di nerazzurro (Lazio-Inter) e dalla Torino granata – dove la Roma passerà con Cassano.

Scherzi del destino: il gol dell’ex e quello del futuro allenatore

Nonostante il clima di festa, nella capitale l’Inter è visibilmente contratta. Ma nel giro di neanche mezz’ora segna due volte – Vieri, Di Biagio. Nel mezzo la pareggia Poborsky. L’esterno ceco, sfruttando una colossale dormita della difesa meneghina, si ripete al termine della prima frazione. Ci sarebbero altri quarantacinque da giocare, ma la Juventus ha già messo la testa avanti: per gli uomini di Cuper il secondo colpo subito si rivelerà di quelli letali.

Ci si ricorda degli errori del gregario Gresko, più che altro la Beneamata mancò colpevolmente nei suoi uomini chiave. Minuto 56, scherzi del destino: la zuccata di Simeone – amatissimo ex di turno – porta i padroni di casa sul 3-2, consegnando di fatto lo scudetto all’eterna rivale. Proprio lui due anni prima aveva dato inizio ad un’altra incredibile rimonta (della stessa Lazio ai danni di Madama). Simone Inzaghi – sì, l’attuale allenatore del Biscione – fissa il punteggio sul 4-2.

Juve 71, Roma 70, Inter 69. Dalla città eterna a Udine, immagini d’altri tempi: radioline all’orecchio, in panchina come sugli spalti. Da una festa clamorosamente mancata – iconico il fermo immagine di un inconsolabile Ronaldo seduto in panchina – ad un’altra totalmente inaspettata (“c’è poco da parlare, stiamo godendo” per dirla con Antonio Conte).  Il romanticismo e la crudeltà della contemporaneità. 5 maggio 2002: lo scudetto si cuce, ancora una volta, sulla maglia bianconera della Vecchia Signora. Tricolore numero ventisei, il penultimo prima del ciclone Calciopoli. Ma questa è un’altra storia…

Marco Battistini

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