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I fascisti il diritto alla piazza se lo sono preso. Con buona pace della sinistra

by La Redazione
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antifa

La manifestazione in ricordo di Zilli a Pavia (foto Ass. Recordari)

Roma, 8 nov – Per l’ennesima volta il cosiddetto antifascismo militante è sceso in piazza, supportato dalle istituzioni controllate dalla “sinistra”, per cercare di negare un diritto, che va ben oltre al diritto di manifestare, ossia il diritto di esistere. Esempio di tutto ciò sono i recenti eventi della Magliana e di Pavia. I “compagni”, in entrambi i casi, hanno infatti organizzato delle contromanifestazioni (non autorizzate) per lanciare un messaggio di dissenso ai danni dei gruppi di “estrema destra”. Stesso comportamento hanno assunto le istituzioni supportando queste manifestazioni, in maniera più o meno diretta.

Da notare è il fatto che gli antagonisti siano scesi in piazza, non tanto per protestare contro le singole iniziative dei gruppi fascisti ed identitari (che hanno come sigle principali CasaPound Italia e Forza Nuova), ma per protestare contro l’esistenza stessa di questi gruppi. Per gli antifascisti il problema non è tanto cosa facciano o non facciano i camerati, il problema per loro è il fatto stesso che tali camerati esistano. Per l’antagonista , ma anche per il borghese “illuminato” di sinistra, il fatto stesso che una persona si definisca fascista, anche nel caso che quest’ultimo non faccia politica, è un problema angosciante. L’antifascista militante, così come il progressista, è ossessionato dal fascismo al punto tale di trovare fascisti anche dove non ci sono. Al netto di ciò, per la sinistra, parlamentare o extraparlamentare, qualsiasi cosa che a detta loro è male, è direttamente collegabile al fascismo come in una generale “reductio ad unum” o dovremmo dire “hitlerum”. Seguendo questa logica perversa diventa quindi sensato tentare di impedire la commemorazione di Emanuele Zilli, sindacalista della Cinsal, per il semplice fatto che quest’ultimo era missino e quindi fascista; sempre nella stessa logica diventa sensato mettere a ferro e fuoco il quartiere della Magliana perché proprio lì in pochi giorni CasaPound ha aperto una sede e Forza Nuova ha fatto un corteo.

Sempre seguendo questa logica diventa normale che, una deputata del Partito Democratico proponga di stilare una lista dei movimenti politici alla quale vietare l’accesso alla piazze, per commemorazioni o manifestazioni, indipendentemente dal fatto che queste siano organizzate per celebrare la memoria di un ragazzo ucciso in circostanze misteriose o per chiedere che ogni italiano abbia il diritto ad avere un tetto sulla testa. Insomma il messaggio che lanciano questi signori della politica parlamentare e di governo è chiara: non bisogna dare agibilità politica ai fascisti, che tradotto e parafrasato diventa “non bisogna dare agibilità politica a chi non la pensa come noi”. Perché una cosa deve essere chiara: oggi potrebbero, se dovesse mai passare una tale scellerata legge, limitarsi a colpire chi non ha mai nascosto di attingere a un ben preciso periodo storico, politico e culturale d’Italia, domani potrebbero colpire chiunque non sia in possesso di “patenti” (elargite da loro stessi) che provino una certificata dimostrazione di appartenere a quelli che sono i loro principi, che si chiamino politicamente corretto, sentimentalmente corretto, o tutta quella serie di (dis)valori che stanno destrutturando la nostra società; questo potrà succedere appunto perché tali definizioni sono estremamente aleatorie e permettono molteplici interpretazioni, che varranno solo se saranno loro a dare, ovviamente. Non fatevi ingannare: il fenomeno è assai diffuso, oseremmo dire capillare, perché intrinseco ad una certa forma mentis, è infatti la caratteristica peculiare di una certa area politica. Ovunque si propongono interrogazioni parlamentari, richieste a sindaci, tutte volte a vietare in qualche modo l’agibilità politica ai “fascisti” e tutte provenienti sempre costantemente da sinistra, come se il seme dell’intolleranza avesse germogliato e fosse fiorito rigoglioso nel loro terreno, o “brodo culturale” come piace dire a certi soloni tinti di rosso (sbiadito).

fascistiA questa logica però si oppone un’intera area politica che, nonostante settanta anni di continui assalti politici e non solo, ha deciso di non abbassare la testa e di continuare a portare avanti l’idea per la quale i loro ‘padri’ sono morti. Un’ area che ha tutto il diritto di esistere e di fare politica, in quanto legittima e riconosciuta in uno Stato che antifascista “de facto” non è perché in nessuna parte della nostra Carta Costituzionale vi sono articoli o commi in cui si vieti espressamente la professione dell’ideologia fascista e conseguentemente non ne viene vietata l’espressione nella pubblica piazza. Perché il diritto di esistere e di manifestare, diritto che per alcuni è naturale e scontato, l’area fascista se lo è conquistato negli anni, se lo è conquistato quando il coro “uccidere un fascista non è reato” non era solo un coro, e continua a conquistarselo tutti i giorni nelle piazze, nelle scuole e nei quartieri popolari; tutti posti dove la sinistra antifascista da anni perde sempre più consensi, essendosi fossilizzata solo ed esclusivamente sulla lotta al “nemico”, senza mai avere una qualche dinamica propositiva, ma solo distruttiva. Possiamo quindi affermare che i fascisti nel 2016 esistono ancora, e non solo esistono ma fanno politica, cultura, solidarietà e molto altro. Ed in fine, a dirla tutta, se volessimo prendere sul serio le parole del filosofo francese Cartesio: “cogito ergo sum”, forse quelli che non esistono sono proprio quelli convinti di poter decidere chi in Italia può manifestare ed esistere e chi non può farlo.

Pietro Ciapponi
Paolo Mauri

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9 comments

Silvano Borsari 8 Novembre 2016 - 12:22

Un plauso agli autori… Bravi!!!!!

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forrester 8 Novembre 2016 - 2:08

uno degli aspetti positiva di tutta questa immigrazione di aspiranti profughi è che travolgerà politicamente la sinistra tutta,che…a parte qualcuno o QUALCUNESSA….sta già cominciando a defilarsi..Gentilone docet.

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franzo 8 Novembre 2016 - 3:21

come possono impedire una idea ? qualora poi mettessero veti a delle sigle di partiti di destra radicale, tali camerati potrebbero scendere lo stesso in piazza sotto nuove sigle..che fanno continuamente un elenco di proscrizione da aggiornare continuamente…!!!ah ah ridicoli e basta

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Mirko 8 Novembre 2016 - 9:13

Questa gente va capita, è semplicemente terrorizzata dalla possibilità che varie generazioni di italiani cresciute nell’indottrinamento di scuole che inculcavano loro una storia rivista e taroccata improvvisamente decidano di informarsi per proprio conto e scoprano l’esisistenza, un pò di decenni fa di una Nazione forte e rispettata e di un popolo fiero ed orgoglioso che scendeva in piazza con manifestazioni di un tale genuino entusiuasmo da far impallidire gli odierni festeggiamenti calcistici, certo ognuno di loro aveva un fascista alle spalle con il fucile puntato….vero compagni?

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marco 9 Novembre 2016 - 8:05

Saluto ai Camerati d’Italia. A noi il vicino destino del potere in Italia.
A noi!

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Alberto 9 Novembre 2016 - 8:09

Io non sono fascista ma vedo più ibertà in questo articolo che negli editoriali di Eugenio Scalfari.

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marco 9 Novembre 2016 - 8:11

Il destino dell’Italia si avvicina..
A noi Camerati d’Italia e d’Europa e del mondo l’alba della Vittoria.
Da oggi negli USA presto inarrestabile ovunque sarà sconfitto il becero comunista e il vomitevole cattocomunismo.
A NOI LA VITTORIA!!!

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Giancarlo 9 Novembre 2016 - 10:06

Caro Marco calma i tuoi bollenti entusiasmi, sono anche io contento che la Clinton ed il suo codazzo di pompinare e radical chic abbia perso, ma anche con Trump questa terra in cui viviamo continua ad essere la Colonia Italiota e non l’Italia.

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Paolo Insanity 10 Novembre 2016 - 6:37

D’altronde se qualcuno parlava di rivoluzione (da un certo balcone di un certo palazzo di una certa piazza di una certa città) e reazionari rivolto a certi straccioni al confino… ci sarà stata una certa ragione! La canea rossa ha da tempo fallito su tutti i fronti, nazionali e internazionali. Le poche eccezioni si sono verificate quando i rossi hanno sbiadito le bandiere e introddo un po’ di capitalismo (leggasi la Russia leninista e China di un decennio a sta parte), in tutti gli altri casi ha fallito per mancanza di idee, ma ricchezza di metodi repressivi e reazionari (ovvero di reazione alle minacce, vere o presunte, dei nemici del popolo). Zecche! vi do sta notiziaccia, il popolo a piazza Venezia e allo stadio di Norimberga ci si presentava volentieri e spontaneamente. Sarà triste, per voi, ma pur sempre (e per sempre) VERO!

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