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Un tricolore di 18 metri contro il governo giallofucsia. A Pavia prove di “fronte sovranista”

by Lorenzo Cafarchio
12 comments
manifestazione sovranista a Pavia

Pavia, 5 ottobre – Decine di patrioti, in Piazza della Vittoria a Pavia, per dire no al governo giallofucsia. La manifestazione è stata indetta ed organizzata dal consigliere comunale di FdI, Paola Chiesa, che ha voluto riunire i pavesi contrari all’esecutivo PD-M5S. La passeggiata, partita dal Ponte Coperto simbolo della città in riva al Ticino, ha percorso Strada Nuova sfilando per le vie del centro. I manifestanti hanno srotolato un tricolore di 18 metri simbolo dell’Italia contro “il governo nato dalla paura di perdere la poltrona” come ha dichiarato Paola Chiesa. “Abbiamo voluto cingerci attorno al vessillo tricolore, senza simboli di partito perché questa è una battaglia che accomuna tutti gli italiani”.

Presente anche CasaPound

Alla manifestazione ha partecipato anche un nutrito gruppo di sostenitori di CasaPound Italia. Il movimento della tartaruga frecciata è stato guidato dalla portavoce lombarda Angela De Rosa: “Quest’oggi in piazza a Pavia anche noi abbiamo voluto dire la nostra contro l’esecutivo PD-M5S. Gli italiani hanno già dimostrato anche alle scorse elezioni Europee che vogliono una politica che parli di lavoro stabile e ben pagato, di difesa dei confini e difesa dei diritti sociali. Non può esserci progresso senza sovranità nazionale”.

Angela De Rosa la responsabile lombarda di CasaPound

Il ricordo di Norma Cossetto

La De Rosa ha spiegato anche la decisione di CasaPound di scendere in piazza insieme a Fratelli d’Italia: “Abbiamo passeggiato per Strada Nuova sotto il simbolo del tricolore affermando che ci sono italiani che non si arrendono. Lottiamo per un’Italia forte e giusta capace di ridare voce e sovranità al popolo”. La manifestazione è terminata con le parole dell’onorevole di Fratelli d’Italia Marco Osnato, per poi spostarsi in Piazza Italia e stringersi attorno al ricordo della martire italiana d’Istria Norma Cossetto, uccisa ed infoibata il 5 ottobre 1943 per mano titina. L’iniziativa è stata promossa dal Comitato 10 febbraio.

Lorenzo Cafarchio

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12 comments

Porfirio 6 Ottobre 2019 - 10:57

Il tricolore è un simbolo massonico preferisco di gran lunga il fascio littorio o l’ascia bipenne il patriottismo nazionalista è un ferro vecchio ciò che ci vorrebbe è un fronte unico dei popoli ariani europei se questa è l’opposizione al governo giallofucsia allora conte durerà in eterno

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Bracco 6 Ottobre 2019 - 6:07

Sono d’accordo visto che oggi il patriottismo di destra tenderà sempre più a coincidere col nazionalismo civico.Saremo destinati sempre più ad essere connazionali di neri,bangla,arabi e asiatici.
Saranno “italiani” perchè nati e cresciuti in Italia.
Ma a questo mira il mondialismo.

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Porfirio 6 Ottobre 2019 - 7:50

Verissimo ti dirò di più Bracco il fronte unico ariano va esteso a tutti quei canadesi americani australiani neozelandesi sudafricani bianchi di origine europea white pride worldwide come cantavano i mitici no remorse nel lontano 1987 il nazionalismo è un trucco per dividere noi bianchi ed indebolirci

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Louis Vermont 7 Ottobre 2019 - 12:30

Caro Porfirio, finalmente trovo uno che condivide la mia idea di alleanza bianca transnazionale, perchè questa è la sola possibilità di salvezza PER TUTTI I BIANCHI. Invece i nazionalismi piccolo-borhgesi e i secessionismi da operetta favoriscono il potere mondialista che ci vuole uccidere, se non addirittura ne è complice (Vedi il caso sconcertante dell’indipendetismo catalano!)

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Bracco 7 Ottobre 2019 - 8:25

Il pressapochismo del patriottismo piccolo-borghese lo si vede anche in un Salvini che considera il diritto alla cittadinanza come un “percorso”,come se fossimo uno di quei paesi coloniali dove fisiologicamente vige uno Jus Soli di necessità.Oppure confondere due popoli differenti come romeni e rom.Aggiungiamo questo disprezzo indotto dal potere dominante di nazioni come Francia e Germania verso l’Italia.Anche se mi chiedo se a disprezzare gli italiani siano in realtà francesi etnici o di “differente origine”.

SEPP 7 Ottobre 2019 - 9:05

L’ideale razziale o nazionalistico, è ormai obsoleto, ci vuole un ideale che riunisca tutti coloro che sono a bordo della nave, il cristianesimo insieme al comunismo hanno promesso l uguaglianza di qualsiasi colore, oggi la potenza del loro messaggio è evidente a tutti noi. Il fascismo e il nazismo hanno sbagliato nel non accontentare l indipendenza degli stati arabi, non avevano fiducia nei beduini, la razza eletta era l uomo europeo, l uomo che si è assassinato sui campi di battaglia, usato come ariete per svellere l’unità d intenti. Continuate così e vedrete quanto i vostri simili vi saranno d aiuto. Non siamo sciti ma quelli sono i nostri più vicini cugini, oggi gli sciti nelle vesti di Ansarullah in Yemen ha dato una lezione agli atlantici e al falso wahabismo di matrice erez Israel. Saluti.

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Porfirio 7 Ottobre 2019 - 12:20

Gli sciiti dello yemen non sono miei cugini sono semiti come gli ebrei c’è chi definisce gli iraniani ariani ma si sbaglia di grosso basta vedere quelle carnagioni olivastre quegli occhi falsi e levantini i capelli e gli occhi scurissimi per capire che con la razza bianca arionordica romana non hanno nulla a che fare – la loro religione islamica poi è una religione desertica semitica esattamente come l’ebraismo lontana anni luce dalla visione apollinea solare e virile dei veri ariani quindi anche come razza dello spirito non hanno nulla a che fare con noi

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SEPP 8 Ottobre 2019 - 7:47

Non ho detto che gli iraniani sono ariani, anche se gli houthis appartengono alla zona d influenza iranica. Constato che la loro etnia ha prevalso sui wahabiti. È la coesione etnica che li ha salvati. In Europa invece, specie in Italia l unica coesione etnica è quella delle mafie che noi individuamo per regioni, il branco ha sempre la meglio sulla mandria. L’Italia postunitaria è il modello lampante del goblalismo e multiculturalismo, come mandrie hanno spostato intere regioni per creare scompiglio in tutte le società. Dopo questo danno e dopo la mattanza della migliore gioventù nelle due guerre Mondiali, i peggiori e i parassiti che tengono più alla vita che all onore, hanno avuto campo libero, oggi comandano e noi da bravi carnefici manteniamo l ordine.

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Porfirio 8 Ottobre 2019 - 10:52

Segnalo solo che mafia è una parola di origine araba e camorra è parola ebraica l’italia meridionale è etnicamente molto semitizzata e africanizzata già Evola parlava di rettificazione della razza mediterranea ma purtroppo il suo tentativo di migliorare la nostra stirpe è stato stroncato sul nascere che poi l’italia postunitaria sia una creatura massonica non c’è alcun dubbio così come il tricolore imposto dai giacobini e dalle truppe napoleoniche

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Bracco 9 Ottobre 2019 - 12:33

Non sono d’accordo stavolta.
Non stereotipiamo: i film di Hollywood usano attori ebrei(o addirittura il mulatto Vin Diesel) per rappresentare siciliani o italiani del meridione.
Ci saranno persone scure,ma ciò è dovuto per di più ad una genetica del neolitica.
Ma la stragrande maggioranza dei meridionali son parenti con semiti o africani solo tramite Adamo ed Eva.

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Porfirio 9 Ottobre 2019 - 2:34

Una recente ricerca ha dimostrato che gli spagnoli hannoun’altissima percentuale di sangue semitico nelle vene e questo nonostante l’espulsione di ebrei e mori dopo la reconquista e le ottime leggi sulla limpidezza del sangue dei re cattolici purtroppo i popoli del bacino del Mediterraneo compresi i nostri meridionali hanno un dna compromesso con incroci africani e mediorientali che si riflette anche nel loro carattere incline alla criminalità al servilismo allo statalismo assistenzialista e parassitario a una religiosità sentimentale matriarcale e financo a una certa propensione all’omosessualità (i femminielli napoletani che non a caso partecipano alla processione della madonna di pompei

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Bracco 12 Ottobre 2019 - 5:22

Quale ricerca?
Forse di parte.
Il fatto che i meridionali siano figli degli ex dominatori è propaganda di parte.
Per decenni i libri di storia hanno fatto questo bella speranza di far accettare la globalizzazione nel maniera più indolore.

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