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Roma al voto, caos nel centrodestra: il derby è tra Rampelli e un magistrato

by La Redazione
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fabio-rampelliRoma, 9 feb – Marchini sì, Marchini no, Meloni forse, se vuole ma non vuole, però ora è incinta, allora Bertolaso, ma è indagato e la nipote sta male, facciamo le primarie allora ma anche no, e allora vai con Rampelli che si lancia, ma non vi dimenticate di Storace che ci prova ma non se lo fila nessuno e alla fine allora c’abbiamo pure la carta segreta di Simonetta Matone, magistrato “star” di Porta a Porta. Avrete il mal di testa, ma questo è solo un assaggio del caos che regna sovrano sul centrodestra romano in vista delle prossime elezioni comunali di Roma. La corsa allo scranno più alto del Campidoglio è una corsa a perdere e tutti si sforzano nel tentativo di cercare un ottimo perdente in grado di portare a casa una buona sconfitta. Chi vorrebbe mai governare una città ingovernabile, affossata dai debiti, in un momento in cui alla guida del Governo nazionale si trova il Pd? Chi si vuole davvero cimentare e spendere soldi per una campagna elettorale in cui tutti prevedono una probabile vittoria Cinque Stelle? (e anche i grillini faranno di tutto per non vincere, sia chiaro).

L’unico che il sindaco lo vuole fare veramente (forse) si chiama Alfio Marchini, è un costruttore da sempre vicino alla sinistra romana e ai poteri forti della città e col centrodestra c’entra poco e niente. Ed è l’unico che ha qualche soldo da investire. Berlusconi lo sa bene e con un partito ormai in implosione cerca di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, ma il suo “cappello” intempestivo ha suscitato le stizzite reazioni degli alleati e dello stesso “Arfio”, che è stato così bruciato. Il “palazzinaro rosso”, che può già contare sull’appoggio di Augello e dell’Ncd romano, era tornato ad essere un nome caldo nel vertice di Arcore svoltosi ieri tra Berlusconi, Salvini e Meloni, ma la leader di Fdi ha di nuovo posto un veto, a differenza del segretario leghista che in questa faccenda del candidato per la capitale sembra che stia svolgendo un ruolo più “marginale”, vuoi per “tara genetica” nordista, vuoi per un progetto politico destinato al centrosud, Noi Con Salvini, che se non è ancora definitivamente tramontato vive almeno un periodo di stallo totale. Il feldmaresciallo salviniano del Lazio, il commissario Centinaio (senatore più vicino a Maroni che a Salvini), non è per nulla contrario a Marchini e si è sentito (e incontrato probabilmente) più di una volta con l’ex capitano della nazionale di Polo.

Più netto era stato il “niet” di Salvini alla proposta berlusconiana di Bertolaso, che si è tirato fuori dalla competizione adducendo motivazioni personali riguardo una nipote gravemente malata. Salvini e Meloni hanno poca intenzione di far giocare a Berlusconi il ruolo storico di “padre padrone” e sembrano intenzionati a bocciare aprioristicamente ogni nome proposto dall’ex cavaliere. Soprattutto la Meloni vuole tenere in mano il pallino del gioco in quella che considera la “sua” città e dove Fdi è senza dubbio il partito più forte della coalizione. E così l’idea è quella di lanciare Fabio Rampelli, capogruppo alla Camera di Fdi ma soprattutto capo storico dei “gabbiani”, l’ex corrente di Alleanza Nazionale che ha poi fondato Fratelli d’Italia. Con la Meloni fuori gioco causa gravidanza potrebbe essere lui l’ottimo perdente romano, in grado però di ribadire il ruolo centrale di Fdi nella capitale. Uno che ha sempre lavorato dietro le quinte costruendo un cospicuo patrimonio di voti (e non solo) a Roma, che nell’ultimo periodo sta uscendo mediaticamente sempre più spesso. Non ultimo ieri, con l’evento “Roma Rinasce”, dove leggendo attentamente gli articoli de il Secolo d’Italia (non un giornale qualunque), l’idea è proprio quella che sarà lui il possibile candidato del centrodestra, o almeno quello voluto da Fratelli d’Italia.

“C’è un nome importante su cui stiamo lavorando. Se si vuole tenere in piedi un’alleanza deve avere il miglior candidato sindaco possibile che non sia un trasformista”, dice Rampelli, chiudendo poi alle primarie “noi siamo sempre stati per le primarie ma o si fanno ovunque o non ha senso”. Il messaggio è chiaro, siamo per le primarie quando contiamo poco, ma quando pensiamo di poter decidere il candidato “dall’alto” lo decidiamo noi. E poi è anche un modo per tenere fuori eventuali outsider, tra cui il solito Storace, che come sempre prima di ogni tornata elettorale si propone in modo forte, per poi alzare il prezzo e tentare di arrivare ad un eventuale accordo. Questa volta sarà un po’ più difficile per il leader del partito fantasma La Destra, visto che la Meloni lo vede come il fumo agli occhi. Notizie dell’ultima ora però sembrano mettere anche in dubbio lo scenario rampelliano, con la proposta di Simonetta Matone, magistrato spesso ospite di Porta a Porta, che sarebbe la carta a sorpresa di Berlusconi. L’ennesima, chissà che non faccia la fine di Marchini e Bertolaso. In ogni caso la scelta del candidato sindaco del centrodestra a Roma è ancora in alto mare, anche se gli indizi e le dinamiche in atto, fanno propendere per una probabile candidatura di Fabio Rampelli.

Giuliano Lebelli

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